Quest’ode fu scritta in
occasione dei moti carbonari piemontesi del 1821, quando parve che Carlo
Alberto fosse sul punto di passare il Ticino e liberare la Lombardia dall’occupazione
austriaca; Manzoni presenta questo passaggio come già avvenuto e proclama la
propria speranza nell’Italia unita e indipendente, un’Italia risorta dall’oppressione
e dalla schiavitù, il che ha dato nome al Risorgimento, ossia alle lotte di
quegli anni proprio per liberarsi dal dominio austriaco. Il moto rivoluzionario
venne però stroncato e Manzoni mise da parte la sua ode, pubblicandola solo nel
1848, dopo le Cinque giornate di Milano, proprio su invito del Governo provvisorio
milanese.
Pur con alcuni passaggi
retorici, la poesia esprime bene gli ideali manzoniani (e risorgimentali) volti
alla creazione di un’Italia unita, libera dal servaggio tedesco, nazionalista
nel significato migliore del termine.
Alla illustre
memoria
diTEODORO KOERNER
poeta e soldato
della indipendenza germanica
morto sul campo di Lipsia
il giorno XVIII d'Ottobre MDCCCXIII
nome caro a tutti i popoli
che combattono per difendere
o per riconquistare
una patria.
Soffermati
sull'arida sponda,
vòlti i guardi al
varcato Ticino,tutti assorti nel novo destino,
certi in cor dell'antica virtù,
han giurato: Non fia che quest'onda
scorra più tra due rive straniere;
non fia loco ove sorgan barriere
tra l'Italia e l'Italia, mai più!
L'han giurato:
altri forti a quel giuro
rispondean da
fraterne contrade,affilando nell'ombra le spade
che or levate scintillano al sol.
Già le destre hanno stretto le destre;
già le sacre parole son porte:
o compagni sul letto di morte,
o fratelli su libero suol.
Chi potrà della
gemina Dora,
della Bormida al
Tanaro sposa,del Ticino e dell'Orba selvosa
scerner l'onde confuse nel Po;
chi stornargli del rapido Mella
e dell'Oglio le miste correnti,
chi ritogliergli i mille torrenti
che la foce dell'Adda versò,
quello ancora una
gente risorta
potrà scindere in
volghi spregiati,e a ritroso degli anni e dei fati,
risospingerla ai prischi dolor;
una gente che libera tutta,
o fia serva tra l'Alpe ed il mare;
una d'arme, di lingua, d'altare,
di memorie, di sangue e di cor.
Con quel volto
sfidato e dimesso,
con quel guardo
atterrato ed incertocon che stassi un mendico sofferto
per mercede nel suolo stranier,
star doveva in sua terra il Lombardo;
l'altrui voglia era legge per lui;
il suo fato, un segreto d'altrui;
la sua parte, servire e tacer.
O stranieri, nel
proprio retaggio
torna Italia, e il
suo suolo riprende;o stranieri, strappate le tende
da una terra che madre non v'è.
Non vedete che tutta si scote,
dal Cenisio alla balza di Scilla?
non sentite che infida vacilla
sotto il peso de' barbari piè?
O stranieri! sui
vostri stendardi
sta l'obbrobrio
d'un giuro tradito;un giudizio da voi proferito
v'accompagna all'iniqua tenzon;
voi che a stormo gridaste in quei giorni:
Dio rigetta la forza straniera;
ogni gente sia libera, e pèra
della spada l'iniqua ragion.
Se la terra ove
oppressi gemeste
preme i corpi de'
vostri oppressori,se la faccia d'estranei signori
tanto amara vi parve in quei dì;
chi v'ha detto che sterile, eterno
saria il lutto dell'itale genti?
chi v'ha detto che ai nostri lamenti
saria sordo quel Dio che v'udì?
Sì, quel Dio che
nell'onda vermiglia
chiuse il rio che
inseguiva Israele,quel che in pugno alla maschia Giaele
pose il maglio, ed il colpo guidò;
quel che è Padre di tutte le genti,
che non disse al Germano giammai:
Va’, raccogli ove arato non hai;
spiega l'ugne; l'Italia ti do.
Cara Italia!
dovunque il dolente
grido uscì del tuo
lungo servaggio;dove ancor dell'umano lignaggio
ogni speme deserta non è:
dove già libertade è fiorita,
dove ancor nel segreto matura,
dove ha lacrime un'alta sventura,
non c'è cor che non batta per te.
Quante volte
sull'Alpe spiasti
l'apparir d'un
amico stendardo!quante volte intendesti lo sguardo
ne' deserti del duplice mar!
Ecco alfin dal tuo seno sboccati,
stretti intorno a' tuoi santi colori,
forti, armati de' propri dolori,
i tuoi figli son sorti a pugnar.
Oggi, o forti, sui
volti baleni
il furor delle
menti segrete:per l'Italia si pugna, vincete!
il suo fato sui brandi vi sta.
O risorta per voi la vedremo
al convito de' popoli assisa,
o più serva, più vil, più derisa
sotto l'orrida verga starà.
Oh giornate del
nostro riscatto!
Oh dolente per
sempre coluiche da lunge, dal labbro d'altrui,
come un uomo straniero, le udrà!
che a' suoi figli narrandole un giorno,
dovrà dir sospirando: «io non c'era»;
che la santa vittrice bandiera
salutata quel dì non avrà.
PARAFRASI:
[La dedica a Teodoro Koerner esprime il
diritto di ogni popolo ad avere una patria e a donare, per questo ideale, anche
la vita. Teodoro Koerner fu un poeta romantico tedesco, autore di drammi e
canti patriottici e ispiratore della riscossa nazionale dal dominio
napoleonico, contro il quale morì combattendo]
Fermatisi sulla sponda arida,
rivolti con lo sguardo al Ticino appena
varcato,tutti assorti nella contemplazione del nuovo destino,
sicuri nel cuore dell’antico valore [degli italiani],
hanno giurato: Non accadrà mai più che questa onda
scorra a dividere due rive straniere;
non accadrà che ci siano posti in cui sorgano barriere
tra una parte e l’altra dell’Italia, mai più!
L’hanno giurato: altri coraggiosi [liberali di altre parti d’Italia] a quel
giuramento
rispondevano da fraterne contrade,affilando nell’ombra le spade
che ora innalzate scintillano al sole.
Già le destre hanno stretto altre destre;
già sono state pronunciate le sacre parole:
o compagni sul letto di morte,
o fratelli su un suolo libero.
Chi potrà della Dora gemella [la Dora Baltea e la Dora Riparia],
della Bormida sposa [in quanto affluente] del Tanaro,del Ticino e dell’Orba boscosa
distinguere le acque confuse a quelle del Po;
chi riuscirà a sottrargli le correnti mescolate
del Mella rapido e dell’Oglio,
chi riuscirà a togliergli i mille torrenti
che l’Adda vi ha fatto confluire [Sono tutte azioni impossibili],
costui potrà ancora separare in popoli
disprezzati
una popolazione risorta,e a ritroso nei secoli e andando contro il destino,
risospingerla agli antichi dolori [di quando non era libera];
una popolazione che sarà tutta libera
o ancora serva tra le Alpi e il mare;
una sola nel desiderio di combattere, nella lingua, nella religione,
nelle memorie, nel sangue e nello spirito.
Con quel volto sfiduciato e avvilito,
con quello sguardo rivolto a terra e
vergognosocon il quale sta un mendicante tollerato
per pietà in suolo straniero,
doveva stare nella sua stessa terra il Lombardo;
il capriccio altrui era per lui legge;
il suo destino, un segreto di altri;
la sua parte servire e tacere.
O stranieri, nella propria eredità
torna l’Italia e riprende il suo suolo:o stranieri, togliete le tende
da una terra che non vi è madre.
Non vedete che si scuote tutta,
dal Moncenisio allo scoglio di Scilla [cioè dalle Alpi alla Calabria]?
non sentite che vacilla insicura
sotto il peso dei vostri piedi barbari [nel senso di oppressori]?
O stranieri! Sulle vostre bandiere
sta la vergogna di un giuramento tradito;un principio che voi stessi avete proclamato
[quello della libertà di tutti i popoli, quando combattevate contro Napoleone]
vi accompagna a uno scontro ingiusto;
voi che come un suono di campane gridaste in quei giorni:
Dio respinge la forza straniera;
ogni popolo sia libero, e muoia
l’iniqua ragione della spada.
Se la terra dove gemeste oppressi [dai francesi]
ora preme i corpi dei vostri oppressori,se la faccia di signori stranieri
in quei giorni vi sembrò tanto amara;
che vi ha detto che vano, eterno
sarà il dolore delle genti italiche?
chi vi ha detto che ai nostri lamenti
sarà sordo quel Dio che udì voi?
Sì, quel Dio che nel mar Rosso
sommerse il malvagio che inseguiva gli
ebrei,quello che mise nel pugno della maschia [cioè coraggiosa come un uomo] Giaele
un martello e guidò il colpo [con cui uccise un oppressore del suo popolo];
quello che è Padre di tutte le genti,
che non ha mai detto al Tedesco:
Va’, raccogli dove non hai arato;
tira fuori le unghie; ti do l’Italia.
Cara Italia! dovunque il grido doloroso
della tua lunga servitù si è levato;dove ancora dell’umana dignità
non è spenta ogni speranza:
dove è già fiorita la libertà,
dove ancora matura segretamente [cioè in clandestinità],
dove la grande sventura spinge alle lacrime,
non c’è cuore che non batta per te.
Quante volte hai atteso sulle Alpi
che apparisse uno stendardo amico [uno straniero che ti venisse a liberare]!quante volte tendesti lo sguardo
nel deserto tra i tuoi due mari!
Ecco infine sgorgati dal tuo seno,
stretti intorno ai tuoi santi colori [quelli del tricolore],
forti, armati dei propri dolori,
i tuoi figli si son levati a combattere.
il furore che avete coltivato nelle vostre menti in segreto:
si combatte per l’Italia, vincete!
il suo destino sta nelle vostre spade.
O per merito vostro la vedremo risorta
seduta al consesso dei popoli [in pari dignità con gli altri popoli],
oppure più serva, più vile, più derisa
starà sotto l’orribile bastone [dell’oppressione].
Oh giornate del nostro riscatto!
Oh misero per sempre coluiche da lontano, dalla bocca altrui,
come un uomo straniero, ne udrà parlare!
che narrandole un giorno ai suoi figli,
sospirando dovrà dire: «io non c’ero»;
che non avrà salutato quel giorno
la santa bandiera vittoriosa.
SINTESI
DEL SIGNIFICATO DI QUESTA POESIA:
I patrioti piemontesi hanno varcato il
Ticino, per andare a liberare la Lombardia dalla dominazione austriaca; hanno
giurato che l’Italia non sarà più preda degli stranieri, ma sarà libera per
sempre. Ed altri patrioti si sono uniti a loro. Come nessuno è in grado di
distinguere nelle acque del Po quelle dei suoi mille affluenti, così nessuno
potrò d’ora in poi dividere gli italiani uno dall’altro, perché l’Italia sarà
solo una, di lingua, di religione, di tradizioni e di sentimenti. Come un mendicante
se ne sta vergognoso per strada, così stava il Lombardo sotto l’oppressione
straniera. Ma non vedete, o stranieri, che ci stiamo sollevando tutti contro di
voi? Andatevene! Non vi ricordate che, sotto la dominazione napoleonica, avete
sancito il principio della libertà dei popoli e avete condannato l’ingiustizia
della legge del più forte? Così come voi siete riusciti a liberarvi di Napoleone,
pensate che noi non riusciremo a liberarci di voi? Credete che Dio non ascolti
noi, come invece ha fatto con voi? Quel Dio che ha salvato Mosè dall’inseguimento
del faraone attraverso il Mar Rosso e non vi ha mai detto che l’Italia è
vostra. Cara Italia, ovunque siano ancora vivi gli ideali della libertà, non c’è
nessuno che non pianga per te e non speri nel tuo riscatto. Per troppe volte
abbiamo aspettato che qualcuno attraversasse le Alpi per darci la libertà; ora
siamo noi stessi che ci siamo armati per essere liberi. E stavolta, o
risorgeremo, o saremo servi per sempre! Ahi quanto dolore dovrà provare colui
che non si è unito agli altri per combattere per la nostra bandiera.
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