domenica 26 marzo 2017

64 Storia del ragazzino cattivo (di Mark Twain)



Scritto intorno al 1865, questo racconto rovescia la prospettiva comune sui ragazzi cattivi, che non sono così sfortunati come si legge nei libri della scuola domenicale; anzi, possono diventare magistrati, ricchi e rispettati da tutti!
Dopo la versione in italiano, trovi il testo originale.

C'era una volta un ragazzino cattivo che si chiamava Jim, anche se, quando ci fate caso, vi accorgerete che i ragazzini cattivi dei vostri libri della scuola domenicale si chiamano quasi sempre Jim, Giacomino. Era strano, però è proprio vero che questo qui si chiamava Jim.
E non aveva nemmeno la mamma malata... una mamma malata che era devota e aveva la tisi e sarebbe stata felice di giacere nella tomba e di avere pace, se non fosse stato per il grande amore che aveva per il suo bambino e per la paura che il mondo fosse duro e freddo verso di lui, dopo che lei lo avesse lasciato. Quasi sempre, i ragazzini cattivi dei libri della domenica hanno delle mamme malate che insegnano loro a dire: "Buona notte, mio buon Gesù", e li addormentano cantando con voce dolce e lamentosa, e poi danno loro il bacio della buona notte, e poi si inginocchiano vicino al letto e piangono. Ma con questo tipo qui era tutto diverso. Si chiamava Jim, e sua madre non aveva proprio niente... né tisi, né niente del genere. Era una grassona e non era per niente devota; e poi, non stava in pena per Jim. Diceva che se si fosse rotto l'osso del collo non sarebbe stata una gran perdita. Lo mandava sempre a dormire con uno schiaffone e non gli dava mai il bacio della buona notte; al contrario, quando lui se ne andava, gli allungava uno scapaccione.
Una volta, questo ragazzino cattivo rubò la chiave della dispensa e si infilò dentro e si pappò una certa marmellata e poi riempì il barattolo di catrame, perché la mamma non si accorgesse della differenza; ma all'improvviso una sensazione terribile non si impadronì di lui e un non so che non gli bisbigliò: "È giusto che io disobbedisca alla mamma? Non è peccato far questo? Dove vanno i ragazzini cattivi che si ingozzano tutta la marmellata della loro buona mamma?", e allora non si inginocchiò solo soletto, e non promise di non essere mai più cattivo, e non si rialzò con il cuore leggero e felice per andare a dire tutto alla mamma e a implorare il suo perdono e a riceverne la benedizione con lacrime di riconoscenza e di orgoglio negli occhi di lei. No, questa è l'usanza di tutti gli altri ragazzini cattivi dei libri; ma, strano a dirsi, con questo Jim andò in tutt'altro modo. Mangiò la marmellata e disse che era roba forte, con quel suo modo di esprimersi peccaminoso e volgare; e ci mise dentro il catrame e disse che era roba forte pure quello e rise e disse che "la vecchia si sarebbe messa a soffiare, quando lo avesse scoperto"; e quando lei lo scoprì per davvero, lui negò di saperne qualcosa, e lei lo frustò ben bene, e chi pianse fu lui. Tutto era curioso, in questo ragazzo... per lui ogni cosa andava a finire in modo diverso da quello che succede ai cattivi Giacomini dei libri.
Una volta si arrampicò sul melo di mastro Acorn per rubare le mele, e il ramo non si spezzò, e lui non cadde e si ruppe un braccio, e non fu sbranato dal cagnaccio del fattore, e poi non languì in un letto di dolore per settimane e settimane, per poi pentirsi e diventare buono. Oh, no! rubò tutte le mele che volle e scese giù benissimo e si trovò prontissimo per il cane, anche, e lo mandò a gambe all'aria con un mattone, quando quello si accostò per sbranarlo. Era stranissimo... niente di simile è mai successo in quei buoni libriccini con la copertina marmorizzata e con dentro le figure di uomini con le giubbe a coda di rondine, e i cappelli a campana e i pantaloni alla zuava; e donne con la cintura del vestito sotto le braccia e senza cerchi alla sottana. Niente di simile in nessun libro della scuola domenicale.
Una volta, questo ragazzino cattivo rubò il temperino del maestro, e temendo poi di essere scoperto e frustato lo mise di nascosto nel berretto di Giorgio Wilson (il figlio della povera vedova, il ragazzo morale, il ragazzino buono del villaggio che obbediva sempre alla mamma e non diceva mai bugie e amava le sue lezioni ed era infatuato della scuola domenicale). E quando il temperino cadde dal berretto e il povero Giorgio chinò la testa e arrossì, quasi riconoscendo propria la colpa, e il maestro offeso lo accusò del furto e stava proprio per prenderlo a nerbate sulle spalle tremanti, un improbabile giudice di pace coi capelli bianchi non apparve immediatamente in mezzo a loro, per mettersi in posa e dire: "Risparmiate questo nobile ragazzo... Guardate là acquattato il colpevole! Io passavo davanti alla porta della scuola durante la ricreazione e, non visto, ho visto commettere il furto!". E allora Jim non le prese di santa ragione, e il venerando giudice non lesse un'omelia alla scolaresca, e non prese Giorgio per mano, e non disse che un ragazzo così doveva essere esaltato, e poi non gli disse di andare ad abitare con lui e di pulire l'ufficio e accendere il fuoco e fare le commissioni e tagliare la legna e studiare legge e aiutare sua moglie nei lavori casalinghi e avere tutto il resto del tempo per giocare e essere felice e contento. No; sarebbe andata in quel modo nei libri, ma non andò in quel modo a Jim. Nessuna vecchia ostrica ficcanaso di un giudice entrò a combinare guai, e così Giorgio, il ragazzo modello, prese un sacco di botte, e Jim fu contento, perché Jim, lo sapete, odiava i ragazzi morali. Jim diceva che "ce l'aveva a morte con quelle pappemolle". Questo era il modo di esprimersi di quel ragazzo cattivo e negligente.
Ma la cosa più strana che mai succedesse a Jim, fu la volta che andò in barca la domenica e non annegò; e un'altra volta che era andato a pesca la domenica e che fu sorpreso dal temporale e non fu colpito dal fulmine. Insomma, potete cercare e cercare, in tutti i libri della scuola domenicale, da adesso fino a quest'altro Natale, e non mai niente di simile. Oh, no; ci troverete che tutti i ragazzini cattivi che vanno in barca la domenica inevitabilmente annegano; e tutti i ragazzini cattivi che vengono sorpresi dal temporale, quando vanno a pesca la domenica, vengono inesorabilmente colpiti dal fulmine. Le barche con dentro dei ragazzini cattivi si capovolgono sempre la domenica, e c'è sempre temporale quando i ragazzini cattivi vanno a pesca nelle feste di precetto. Come mai questo Jim se la cavasse è per me un vero mistero.
Nella vita di questo Jim ci doveva essere un incantesimo... Ecco quale deve essere la ragione. Niente gli poteva far male. Diede perfino un pezzo di tabacco all'elefante del giardino zoologico, e l'elefante non gli fece saltare via la cucuzza con un colpo di proboscide. Andò a frugare nell'armadio a caccia di sciroppo di menta, e non si sbagliò e non bevve acido nitrico. Rubò il fucile del babbo e andò a caccia la domenica, e non si portò via con un colpo tre o quattro dita. Una volta che era incavolato, colpì con un pugno la sorellina alla tempia, e lei non giacque sofferente durante i lunghi giorni d'estate per poi morire con sulle labbra dolci parole di perdono che raddoppiavano l'angoscia del suo cuore straziato. No; lei se la cavò. Alla fine il ragazzino cattivo scappò di casa e andò al mare, e non tornò per trovarsi triste e solo al mondo, con i suoi cari che dormivano nel tranquillo cimitero, e la casa della sua infanzia, con il pergolato sul davanti, crollata e andata in rovina. Macché; tornò a casa sbronzo come un pifferaio e per prima cosa andò all'osteria.
E crebbe e si sposò e allevò una numerosa famiglia, e una notte spaccò la testa a tutti con un'accetta e diventò ricco utilizzando tutti gli imbrogli e le mascalzonate possibili e ora è il più infernale, perfido farabutto del villaggio natìo, ed è rispettato da tutti, e fa parte della magistratura.
E così, come vedete, non ci fu mai, nei libri della scuola domenicale, un cattivo Giacomino che avesse tanta fortuna come questo peccatore di un Jim dalla vita incantata.

THE STORY OF THE BAD LITTLE BOY

Once there was a bad little boy whose name was Jim—though, if you will notice, you will find that bad little boys are nearly always called James in your Sunday-school books. It was strange, but still it was true, that this one was called Jim.
He didn’t have any sick mother, either—a sick mother who was pious and had the consumption, and would be glad to lie down in the grave and be at rest but for the strong love she bore her boy, and the anxiety she felt that the world might be harsh and cold toward him when she was gone. Most bad boys in the Sunday books are named James, and have sick mothers, who teach them to say, “Now, I lay me down,” etc., and sing them to sleep with sweet, plaintive voices, and then kiss them good night, and kneel down by the bedside and weep. But it was different with this fellow. He was named Jim, and there wasn’t anything the matter with his mother—no consumption, nor anything of that kind. She was rather stout than otherwise, and she was not pious; moreover, she was not anxious on Jim’s account. She said if he were to break his neck it wouldn’t be much loss. She always spanked Jim to sleep, and she never kissed him good night; on the contrary, she boxed his ears when she was ready to leave him.
Once this little bad boy stole the key of the pantry, and slipped in there and helped himself to some jam, and filled up the vessel with tar, so that his mother would never know the difference; but all at once a terrible feeling didn’t come over him, and something didn’t seem to whisper to him, “Is it right to disobey my mother? Isn’t it sinful to do this? Where do bad little boys go who gobble up their good kind mother’s jam?” and then he didn’t kneel down all alone and promise never to be wicked any more, and rise up with a light, happy heart, and go and tell his mother all about it, and beg her forgiveness, and be blessed by her with tears of pride and thankfulness in her eyes. No; that is the way with all other bad boys in the books; but it happened otherwise with this Jim, strangely enough. He ate that jam, and said it was bully, in his sinful, vulgar way; and he put in the tar, and said that was bully also, and laughed, and observed “that the old woman would get up and snort” when she found it out; and when she did find it out, he denied knowing anything about it, and she whipped him severely, and he did the crying himself. Everything about this boy was curious—everything turned out differently with him from the way it does to the bad Jameses in the books.
Once he climbed up in Farmer Acorn’s apple tree to steal apples, and the limb didn’t break, and he didn’t fall and break his arm, and get torn by the farmer’s great dog, and then languish on a sickbed for weeks, and repent and become good. Oh, no; he stole as many apples as he wanted and came down all right; and he was all ready for the dog, too, and knocked him endways with a brick when he came to tear him. It was very strange—nothing like it ever happened in those mild little books with marbled backs, and with pictures in them of men with swallow-tailed coats and bell-crowned hats, and pantaloons that are short in the legs, and women with the waists of their dresses under their arms, and no hoops on. Nothing like it in any of the Sunday-school books.
Once he stole the teacher’s penknife, and, when he was afraid it would be found out and he would get whipped, he slipped it into George Wilson’s cap—poor Widow Wilson’s son, the moral boy, the good little boy of the village, who always obeyed his mother, and never told an untruth, and was fond of his lessons, and infatuated with Sunday-school. And when the knife dropped from the cap, and poor George hung his head and blushed, as if in conscious guilt, and the grieved teacher charged the theft upon him, and was just in the very act of bringing the switch down upon his trembling shoulders, a white-haired, improbable justice of the peace did not suddenly appear in their midst, and strike an attitude and say, “Spare this noble boy—there stands the cowering culprit! I was passing the school door at recess, and, unseen myself, I saw the theft committed!” And then Jim didn’t get whaled, and the venerable justice didn’t read the tearful school a homily, and take George by the hand and say such a boy deserved to be exalted, and then tell him to come and make his home with him, and sweep out the office, and make fires, and run errands, and chop wood, and study law, and help his wife do household labors, and have all the balance of the time to play, and get forty cents a month, and be happy. No; it would have happened that way in the books, but didn’t happen that way to Jim. No meddling old clam of a justice dropped in to make trouble, and so the model boy George got thrashed, and Jim was glad of it because, you know, Jim hated moral boys. Jim said he was “down on them milksops.” Such was the coarse language of this bad, neglected boy.
But the strangest thing that ever happened to Jim was the time he went boating on Sunday, and didn’t get drowned, and that other time that he got caught out in the storm when he was fishing on Sunday, and didn’t get struck by lightning. Why, you might look, and look, all through the Sunday-school books from now till next Christmas, and you would never come across anything like this. Oh, no; you would find that all the bad boys who go boating on Sunday invariably get drowned; and all the bad boys who get caught out in storms when they are fishing on Sunday infallibly get struck by lightning. Boats with bad boys in them always upset on Sunday, and it always storms when bad boys go fishing on the Sabbath. How this Jim ever escaped is a mystery to me.
This Jim bore a charmed life—that must have been the way of it. Nothing could hurt him. He even gave the elephant in the menagerie a plug of tobacco, and the elephant didn’t knock the top of his head off with his trunk. He browsed around the cupboard after essence-of peppermint, and didn’t make a mistake and drink aqua fortis. He stole his father’s gun and went hunting on the Sabbath, and didn’t shoot three or four of his fingers off. He struck his little sister on the temple with his fist when he was angry, and she didn’t linger in pain through long summer days, and die with sweet words of forgiveness upon her lips that redoubled the anguish of his breaking heart. No; she got over it. He ran off and went to sea at last, and didn’t come back and find himself sad and alone in the world, his loved ones sleeping in the quiet churchyard, and the vine-embowered home of his boyhood tumbled down and gone to decay. Ah, no; he came home as drunk as a piper, and got into the station-house the first thing.
And he grew up and married, and raised a large family, and brained them all with an ax one night, and got wealthy by all manner of cheating and rascality; and now he is the infernalest wickedest scoundrel in his native village, and is universally respected, and belongs to the legislature.
So you see there never was a bad James in the Sunday-school books that had such a streak of luck as this sinful Jim with the charmed life.




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