mercoledì 20 settembre 2017

106 Te nudrice alle Muse, ospite e dea (di Ugo Foscolo)



Il sonetto venne ispirato da una proposta del Consiglio Cisalpino, cioè il governo francese, di abolire la lingua latina. il Foscolo ne è amareggiato, dato che essa, considerata la fonte prima della poesia, faceva dell'Italia la patria dell'arte e rendeva meno grave il peso della dominazione straniera. E se noi, dopo aver dimenticato la grandezza di Roma, guasteremo il nostro toscano con il linguaggio straniero, quello dei francesi, allora avremo perduto completamente ciò che ci fa grandi e i barabari ne saranno orgogliosi.
Se Foscolo fosse vissuto nella nostra epoca, chissà cosa avrebbe detto del nostro italiano attuale, infarcito di anglicismi, anche corretti, che ci vantiamo di usare!

PER LA SENTENZA CAPITALE PROPOSTA NEL GRAN CONSIGLIO CISALPINO CONTRO LA LINGUA LATINA

Te nudrice alle muse, ospite e Dea
le barbariche genti che ti han doma
nomavan tutte; e questo a noi pur fea
lieve la varia, antiqua, infame soma.

Ché se i tuoi vizi, e gli anni, e sorte rea
ti han morto il senno ed il valor di Roma,
in te viveva il gran dir che avvolgea
regali allori alla servil tua chioma.

Or ardi, Italia, al tuo Genio ancor queste
reliquie estreme di cotanto impero;
anzi il Toscano tuo parlar celeste

ognor più stempra nel sermon straniero,
onde, più che di tua divisa veste,
sia il vincitor di tua barbarie altero.

PARAFRASI:

Tutte le genti barbariche chi ti hanno sottomesso
ti chiamavano [riferito all’Italia] nutrice, patria
e dea delle Muse [cioè delle arti]; e questo ci rendeva
lieve il vario, antico, infame peso che ci grava [il peso di essere sottomessi].

Perché se i tuoi vizi, e i tanti anni e il destino crudele
hanno ucciso in te la saggezza ed hanno cancellato il valore di Roma,
in te viveva quella grande lingua [il latino] che avvolgeva
di regali allori la tua chioma or resa serva.

Adesso, Italia, ardi al tuo Genio queste
ultime reliquie della tua grandezza;
anzi corrompi il tuo celeste parlar Toscano

con il linguaggio straniero,
di modo che, più ancora dell’averti fatto a pezzi,
il vincitore vada fiero della tua barbarie [di aver distrutto la tua cultura].






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