Se
nella Quiete dopo la tempesta
Leopardi dice che il piacere consiste nella cessazione del dolore, nel Sabato del villaggio (scritto sempre nel
settembre 1829) afferma che consiste anche nell’attesa di un bene che in realtà
non accadrà. Ed ecco che il sabato è il giorno migliore della settimana, poiché
tutti attendono l’illusoria felicità della domenica, che sarà invece una noia e
una tristezza, perché, sempre protesi come siamo verso una felicità
irraggiungibile, non faremo altro che pensare al giorno dopo e alle fatiche
solite. Così accade per i fanciulli e i giovinetti: sono felici perché attendono
il realizzarsi dei loro sogni nell’età adulta. Ma il poeta sa che questa è solo
un’illusione ed invita il ragazzetto a godersi la sua età fiorita; non vuole
dirgli nient’altro, non vuole cioè rovinargli l’unico momento di gioia della
vita.
La donzelletta vien dalla campagna,
in sul calar del sole,col suo fascio dell'erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole,
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dì della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch'ebbe compagni dell'età più bella.
Già tutta l'aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l'ombre
giù da' colli e da' tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore:
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni
altra face,
e tutto l'altro tace,odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s'affretta, e s'adopra
di fornir l'opra anzi il chiarir dell'alba.
Questo di sette è il più gradito
giorno,
pien di speme e di gioia:diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fioritaè come un giorno d'allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
altro dirti non vo'; ma la tua festa
ch'anco tardi a venir non ti sia grave.
PARAFRASI:
La ragazzetta torna dalla campagna,
quando il sole sta per calare,
con il suo fascio d’erba [per gli animali domestici], e tiene in mano
un mazzolino di rose e di viole,
con il quale, così come è solita fare,
si predispone ad ornare
domani, giorno di festa, il petto e i capelli.
Siede con le vicine
sulla scala una vecchietta intenta a filare,
rivolta verso la parte dove il giorno si perde [cioè a occidente];
e sta discorrendo del suo buon tempo [della giovinezza],
quando nei giorni di festa anch’essa si adornava,
e ancor sana e agile
era solita danzare alla sera insieme a quei
compagni che ebbe nell’età più bella.
Tutta l’aria si scurisce,
il cielo sereno si fa azzurro intenso, e le ombre tornano
giù dai colli e dai tetti,
mentre la luna appena sorta biancheggia.
Ora la campana annuncia
la festa che sta per arrivare;
e a quel suono ti vien da dire
che il cuore ne prova conforto.
I fanciulli gridando
in gruppo sulla piazzetta,
e saltando qua e là,
fanno un lieto rumore:
e intanto ritorna alla sua povera tavola,
fischiando, lo zappatore,
e tra sé pensa al giorno del suo riposo.
odi il martello picchiare, odi la sega
del falegname, che è ancora sveglio
nella bottega chiusa alla luce della lanterna,
e si affretta e si dà da fare
per consegnare il suo lavoro prima del chiarore dell’alba.
domani le ore porteranno
tristezza e noia, e al consueto lavoro
ciascuno farà ritorno col pensiero.
è come un giorno pieno d’allegria,
giorno chiaro, sereno,
che precede la festa della tua vita.
Godi, fanciullo mio; è uno stato soave,
una lieta stagione codesta.
Non voglio dirti altro; ma non ti sia un cruccio
se anche la tua festa tardi ad arrivare.
quando il sole sta per calare,
con il suo fascio d’erba [per gli animali domestici], e tiene in mano
un mazzolino di rose e di viole,
con il quale, così come è solita fare,
si predispone ad ornare
domani, giorno di festa, il petto e i capelli.
Siede con le vicine
sulla scala una vecchietta intenta a filare,
rivolta verso la parte dove il giorno si perde [cioè a occidente];
e sta discorrendo del suo buon tempo [della giovinezza],
quando nei giorni di festa anch’essa si adornava,
e ancor sana e agile
era solita danzare alla sera insieme a quei
compagni che ebbe nell’età più bella.
Tutta l’aria si scurisce,
il cielo sereno si fa azzurro intenso, e le ombre tornano
giù dai colli e dai tetti,
mentre la luna appena sorta biancheggia.
Ora la campana annuncia
la festa che sta per arrivare;
e a quel suono ti vien da dire
che il cuore ne prova conforto.
I fanciulli gridando
in gruppo sulla piazzetta,
e saltando qua e là,
fanno un lieto rumore:
e intanto ritorna alla sua povera tavola,
fischiando, lo zappatore,
e tra sé pensa al giorno del suo riposo.
Poi quando tutto attorno ogni altra
lampada è spenta,
e tutto il resto tace,odi il martello picchiare, odi la sega
del falegname, che è ancora sveglio
nella bottega chiusa alla luce della lanterna,
e si affretta e si dà da fare
per consegnare il suo lavoro prima del chiarore dell’alba.
Di sette giorni questo è il più
gradito,
pieno di speranza e di gioia:domani le ore porteranno
tristezza e noia, e al consueto lavoro
ciascuno farà ritorno col pensiero.
Ragazzino scherzoso,
questa tua età fioritaè come un giorno pieno d’allegria,
giorno chiaro, sereno,
che precede la festa della tua vita.
Godi, fanciullo mio; è uno stato soave,
una lieta stagione codesta.
Non voglio dirti altro; ma non ti sia un cruccio
se anche la tua festa tardi ad arrivare.
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