I GALLI E LA PERNICE
Un uomo, che aveva un pollaio ben
fornito di galli, trovò in vendita una pernice domestica e, dopo averla
acquistata, se la portò a casa con l’intenzione di allevarla assieme ai polli.
Ma questi la presero a beccate e la scacciarono, per cui la pernice era
profondamente triste, pensando che la disprezzassero perché apparteneva a
un’altra razza. Poco tempo dopo, però, vide i galli battersi tra loro e non
abbandonare la lotta prima di essersi inferti reciprocamente sanguinose ferite.
«Come posso affliggermi ancora per le loro percosse» si disse allora la
pernice, «quando mi accorgo che non si risparmiano neppure tra di loro?»
La favola dimostra che gli uomini
saggi sopportano serenamente le offese degli altri, se si rendono conto che
questi non risparmiano nemmeno i loro consanguinei.
L’ORSO E LA VOLPE
L’orso si vantava in lungo e in
largo di essere un amico dell’uomo, perché non divorava i cadaveri. «Magari tu
facessi a pezzi i morti e lasciassi in pace i vivi!» lo rimbeccò la volpe.
Questa favola denuncia gli
arroganti che vivono nell’ipocrisia e nella vanagloria.
I TRE BUOI E IL LEONE
Tre buoi vivevano sempre insieme
e un leone, che voleva mangiarseli, non ci riusciva a causa della loro
concordia. Incominciò quindi a seminar zizzania tra loro con una serie di
menzogne, finché li separò l’uno dall’altro. E così, affrontandoli
separatamente, poté sbranarli uno alla volta.
Se vuoi una vita assolutamente
priva di pericoli, non dar retta ai nemici, ma presta fede agli amici e fa’ in
modo di conservarli.
L’UCCELLINO E IL PIPISTRELLO
In una gabbia appesa a una
finestra un uccellino, durante la notte, cantava. Un pipistrello, che aveva
udito i suoi gorgheggi, gli si avvicinò e gli chiese per quale motivo stesse in
silenzio di giorno e cinguettasse invece nelle ore notturne. «Ho le mie buone
ragioni per comportarmi così» rispose l’uccellino, «perché sono stato catturato
mentre cantavo in pieno giorno e da quel momento mi sono fatto prudente». E il
pipistrello: «Non devi stare in guardia desso, quando non ti è di nessuna
utilità: avresti dovuto farlo allora, prima che ti catturassero!».
La favola dimostra che a nulla
vale pentirsi dopo che si è verificata una disgrazia.
LA DONNA E LA GALLINA
Una vedova aveva una gallina che
le donava un uovo al giorno. Una volta pensò: «Se aumento la quantità di grano
che le do da mangiare, mi sfornerà ogni giorno due uova!». E così fece. Ma la
gallina ingrassò tanto che non fu più in grado di darle nemmeno quell’unico
uovo.
La favola dimostra che quanti per
avidità aspirano ad avere di più perdono anche ciò che hanno a portata di mano.
IL NIBBIO E IL SERPENTE
Un nibbio ghermì un serpente e si
alzò in volo. Ma la sua vittima si rivoltò e lo morse, per cui entrambi
precipitarono giù dall’alto e il nibbio morì. «Perché sei stato tanto pazzo da
voler aggredire chi non ti faceva niente di male?» gli disse il serpente.
«Quello che ti è toccato non è che la giusta punizione per avermi rapito».
Chi si comporta da prepotente e
maltratta i più deboli, allorché incappa in uno più forte di lui paga, quando
meno se l’aspetta, anche i torti commessi in passato.
IL GAMBERO E SUA MADRE
«Non camminare di traverso»
continuava a ripetere la madre al gambero, «e smettila di sfregare i fianchi
contro le rocce umide!». «Ma se vuoi che impari, mamma» sbottò il figlio,
«comincia tu a camminare diritto e io, guardando come fai, cercherò di
imitarti».
Quelli che rimproverano gli altri
devono prima di tutto vivere onestamente e rigare dritto, e solo allora
potranno insegnare a fare lo stesso.
LE CHIOCCIOLE
Il figlio di un contadino
arrostiva delle chiocciole. «Brutte bestie» esclamò all’udirle crepitare, «le
vostre case bruciano, e voi cantate?».
La favola dimostra che tutto ciò
che si fa fuori tempo è degno di biasimo.
LA ZANZARA E IL LEONE
La zanzara si recò dal leone e
gli disse: «Non mi fai paura e non sei più forte di me. E se non sei d’accordo,
dimmi in che cosa consiste la tua forza. Nel fatto che graffi con gli artigli e
azzanni con i denti? Ma questo lo fa anche una donna che litiga con il marito!
Io invece sono molto più forte di te. Se vuoi, veniamo subito a battaglia». E la
zanzara, suonata la tromba, si precipitò contro il leone, pungendolo sul muso,
intorno alle narici, dove non ha peli. La belva, dal canto suo, non faceva che
straziarsi da sola con le unghie, finché rinunciò alla lotta. Dopo la vittoria
sul leone, la zanzara suonò la tromba e canto un epinicio (1). Ma, appena si fu
alzata in volo, s’impigliò nella tela di un ragno e, mentre quello la
succhiava, gemette: «Io, che ho combattuto con i più potenti, sono vittima di
un insetto insignificante com’è il ragno!».
LA ZANZARA E IL TORO
Una zanzara si posò sul corno di
un toro e vi si trattenne a lungo. Al momento di volar via, chiese al toro se
aveva voglia che finalmente se ne andasse. E quello: «Non ti ho sentito quando
sei arrivata, e non ti sentirò se te ne andrai».
Questa favola potrebbe essere
usata a proposito di un uomo da poco che, ci sia o non ci sia, non è né di
danno né di utilità.
LE LEPRI E LE RANE
Un giorno le lepri si riunirono a
deplorare una con l’altra la loro vita, che è precaria e piena di paure, perché
questi animali sono braccati dagli uomini, dai cani, dalle aquile e da molti
altri predatori. Perciò, dicevano, era meglio per loro morire una buona volta
che passare l’intera esistenza nel panico. Presa questa risoluzione si
precipitarono tutte insieme verso lo stagno, per buttarvisi dentro e annegare.
All’udire il frastuono della loro corsa, alcune rane che si trovavano sulle
sponde dello stagno saltarono subito nell’acqua e una delle lepri, che sembrava
più perspicace delle altre, osservo: «Fermatevi, amiche mie, non fatevi del
male, perché, come vedete, esistono degli animali addirittura più paurosi di
noi».
La favola dimostra che gli
sfortunati si consolano al vedere altri che stanno peggio di loro.
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(1) Gli epinici erano
componimenti lirici che celebravano le vittorie degli atleti nei giochi
panellenici e venivano eseguiti da un coro sul luogo delle gare o, più spesso,
in occasione dei festeggiamenti al ritorno dell’atleta in patria.
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