IL CAVALLO VECCHIO
Un vecchio cavallo fu venduto per
girare la macina. «Dopo tante gloriose corse» gemette quando fu attaccato al
mulino «a che razza di giri mi sono ridotto!»
Non bisogna inorgoglirsi troppo
della forza che deriva dalla giovinezza o dalla fama: per molti infatti la
vecchiaia si consuma tra penose fatiche.
IL CAVALLO, IL BUE, IL CANE E
L’UOMO
Quando plasmò l’uomo, Zeus gli
assegnò una vita breve. Grazie alla propria intelligenza, al sopraggiungere
dell’inverno l’uomo si costruì una casa dove vivere. Un giorno che il freddo si
era fatto penetrante e pioveva, il cavallo, che non poteva più resistere, corse
dall’uomo e lo pregò di dargli riparo. «Lo farò» rispose quello «solo a
condizione che tu mi ceda una parte dei tuoi anni». E il cavallo acconsentì
volentieri. Poco dopo giunse il bue, che a sua volta non riusciva a sopportare
quel tempaccio, e l’uomo gli disse ugualmente: «Non ti accoglierò se non mi
offrirai un certo numero dei tuoi anni». Anche il bue accettò e fu fatto
entrare. Infine arrivò il cane, che moriva di freddo, e ottenne riparo dopo
aver accordato all’uomo una parte della propria vita. Ed ecco che gli uomini,
finché vivono nel tempo assegnato loro da Zeus, sono integri e buoni; quando
passano agli anni del cavallo, sono vanitosi e orgogliosi; arrivati agli anni
del bue, sono autorevoli; e quando, alla fine della vita, giungono al tempo del
cane, sono irascibili e abbaiano.
Questa favola potrebbe essere
indirizzata ai vecchi collerici e capricciosi.
IL CAVALLO E L’ASINO
Un uomo viaggiava con un cavallo
e un asino che erano di sua proprietà. Strada facendo, l’asino disse al
cavallo: «Prendi un po’ del mio carico, se non vuoi che io tiri le cuoia». Ma
l’altro fece orecchie da mercante e l’asino, stramazzando a terra sfinito,
morì. Allora il padrone trasferì sul cavallo l’intero carico e in più anche la
pelle dell’asino. «Oh, me infelice!» esclamò l’animale tra le lacrime. «Guarda
che cosa mi è toccato, povero me! Perché non ho voluto sobbarcarmi un piccolo
peso, ecco che ora sono costretto a portare tutto, anche la pelle».
La favola dimostra che, se nella
vita i grandi fanno fronte comune con i piccoli, gli uni e gli altri potranno
salvarsi.
IL CAVALLO E IL SOLDATO
In tempo di guerra, un soldato
rimpinzava d’orzo il suo cavallo, che gli era compagno in ogni pericolo. Ma,
quando la guerra finì, lo destinò a infimi lavori e a portare carichi pesanti,
nutrendolo solo di paglia. Allorché nuovamente si sentì parlare di guerra e si
udì il suono delle trombe, il padrone mise le briglie al cavallo, si armò lui
stesso e montò in arcione. Ma la povera bestia, che, priva di forze, cadeva a
ogni passo, gli disse: «Vattene con i fanti! Tu infatti mi hai trasformato da
cavallo in asino: come pensi di poter avere di nuovo da un asino un cavallo?».
Nei momenti di sicurezza e di
pace non bisogna dimenticarsi della sventura.
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