LA LEONESSA E LA VOLPE
La volpe prendeva in giro la
leonessa, perché mette sempre al mondo soltanto un cucciolo alla volta. E
quella: «Uno solo, è vero, ma leone!».
Non in base al numero, ma in base
al valore va misurata la qualità.
IL REGNO DEL LEONE
Una volta divenne re un leone che
non era focoso, né crudele, né violento, ma mite e giusto come un uomo. Durante
il suo regno fu convocata un’assemblea di tutti gli animali, perché
reciprocamente fornissero e ricevessero la riparazione del male compiuto, il
lupo con la pecora, la pantera con il camoscio, la tigre con il cervo, il cane
con la lepre. «Ho molto sospirato di vedere questo giorno» disse la timida
lepre, «il giorno in cui i deboli potessero far paura ai potenti».
Quando in uno stato regna la
giustizia e tutti la amministrano con equità, anche le persone umili vivono
tranquille.
IL LEONE INVECCHIATO E LA VOLPE
Un leone, che era diventato
vecchio e non era più in grado di procurarsi il cibo con la forza, comprese di
doverlo fare con l’astuzia. Entrò dunque in una grotta e vi si sdraiò, fingendo
di essere ammalato: così, man mano che gli animali venivano a fargli visita, li
catturava per mangiarseli. Quando il leone aveva già fatto molte vittime, una
volpe, che aveva intuito il suo inganno, andò a trovarlo, ma si fermò a
rispettosa distanza dalla caverna e di là gli domandò come si sentiva. «Male»
rispose il leone, e le chiese per quale ragione non entrasse. «Sarei venuta
dentro» disse la volpe «se non avessi visto le orme di molti che si dirigono
verso l’interno, ma di nessuno che esce».
Così gli uomini saggi da vari
indizi prevedono i pericoli e riescono a evitarli.
IL LEONE INNAMORATO E IL
CONTADINO
Un leone si era innamorato della
figlia di un contadino e andò a chiedere la sua mano. Il padre della ragazza,
che da un lato non sopportava l’idea di concederla a una belva, ma dall’altro
aveva paura di opporre un rifiuto, escogitò il seguente stratagemma. Viste le
continue pressioni del leone, gli disse che come sposo lo giudicava all’altezza
della figlia; tuttavia avrebbe potuto dargliela in moglie solo a condizione che
si strappasse i denti e si tagliasse gli artigli, perché la fanciulla ne era
atterrita. Per amore l’animale accettò volentieri di fare tutte e due le cose,
ma, quando ritornò dal contadino, questi, che non aveva più paura di lui, lo
cacciò via a bastonate.
La favola dimostra che quanti non
hanno difficoltà a prestar fede agli altri, una volta che si sono spogliati
delle loro prerogative, diventano facilmente vittime di coloro che prima li
temevano.
IL LEONE E LA RANA
Un leone udì il gracidare di una
rana e a quel suono si volse, credendo si trattasse di un animale di grossa
taglia. Ma, quando dopo una breve attesa vide la rana venir fuori dallo stagno,
le si avvicinò e la pestò dicendo: «Come! sei tanto piccola e gridi tanto
forte?».
La favola è adatta per quei
chiacchieroni capaci soltanto di cianciare.
IL LEONE E IL CINGHIALE
Durante la stagione estiva,
quando il caldo accende la sete, un leone e un cinghiale andarono a bere a una
piccola sorgente e si misero a litigare su chi dovesse accostarsi all’acqua per
primo. Da qui nacque tra loro un duello mortale, finché d’un tratto i due si
voltarono per riprendere fiato e si accorsero che alcuni avvoltoi stavano
aspettando che uno di loro cadesse per divorarlo. Perciò posero fine alle
ostilità, dicendo: «È meglio per noi diventare amici, piuttosto che essere il
pasto di corvi e avvoltoi».
È bene dare un taglio alle
perfide discordie e alle rivalità, che portano in ogni caso e epiloghi
pericolosi.
IL LEONE E LA LEPRE
Un leone si imbatté in una lepre
che dormiva e stava per sbranarla, quando vide un cervo passare nelle
vicinanze. Lasciò perdere dunque la sua preda per darsi all’inseguimento del
cervo, ma a quel rumore la lepre si svegliò e scappò via. Il leone corse dietro
al cervo per un pezzo, finché, visto che non riusciva a catturarlo, ritornò
dalla lepre e trovò che anche quella si era messa in salvo. «Ben mi sta»
esclamò allora, «perché ho lasciato la preda che avevo a portata di mano e ho
preferito la speranza di una vittima più grossa».
Così alcuni uomini, che non si
accontentano di guadagni modesti, ma vanno dietro a chimere maggiori, non si
rendono conto di perdere anche quello che hanno già tra le mani.
IL LEONE E L’ASINO CHE ANDAVANO A
CACCIA INSIEME
Un leone e un asino, che avevano
fatto società tra loro, uscirono a caccia e giunsero a una grotta in cui erano
riunite delle capre selvatiche. Il leone si fermò all’imboccatura della caverna
per sorvegliare il momento in cui venissero fuori, mentre l’asino entrò e si
precipitò contro di loro, ragliando per spaventarle. Quando il leone ne ebbe
catturato la maggior parte, il suo compagno uscì dalla grotta e gli chiese se si
fosse fatto onore nel combattere e nel cacciare fuori le capre. E l’altro: «Ma
credi pure che perfino io avrei avuto paura di te, se non avessi saputo che sei
un asino».
Così quanti si vantano presso chi
lo conosce si attirano giustamente il suo scherno.
IL LEONE, L’ASINO E LA VOLPE
Un leone, un asino e una volpe
fecero società tra loro e uscirono a caccia. Dopo che ebbero messo insieme un
buon bottino, il leone ordinò all’asino di procedere alla spartizione. Quello
fece tre mucchi uguali, ma, quando chiese al leone di sceglierne uno, costui
indignato gli saltò addosso e lo sbranò. Quindi intimò alla volpe di fare lei
le parti. La volpe ammassò tutto in un unico mucchio, lasciando per sé soltanto
pochi avanzi, e invitò l’altro a scegliere. «Chi ti ha insegnato a dividere
così?» le chiese il leone. E quella: «La disgrazia dell’asino!».
La favola dimostra che le
sventure altrui servono da insegnamento agli uomini.
IL LEONE E IL TORO
Un leone, che meditava la rovina
di un toro enorme, decise di prendere il sopravvento su di lui con l’inganno.
Perciò gli disse che aveva sacrificato una pecora e lo invitò al banchetto, con
l’intento di ucciderlo mentre era disteso a tavola. Il toro si recò da lui e,
vedendo molti bracieri e grossi spiedi, ma nemmeno l’ombra di una pecora, senza
dire una parola fece per andarsene. Il leone lo rimproverò e gli chiese perché
si allontanasse in silenzio, senza che gli fosse stato fatto niente di male.
«Ho le mie buone ragioni per andar via» rispose l’altro. «Vedo infatti dei preparativi
adatti non a una pecora, ma a un toro».
La favola dimostra che agli
uomini saggi non sfuggono i tranelli dei malvagi.
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