mercoledì 21 giugno 2017

74 Cinque favole con protagonisti dei pescatori (di Esopo)



I PESCATORI E IL TONNO

Dei pescatori uscirono a pesca, ma, pur dandosi da fare a lungo, non presero nulla. Se ne stavano seduti nella barca in preda allo sconforto, quando un tonno, che fuggiva veloce nuotando con gran fragore, saltò senza accorgersene nell’imbarcazione. I pescatori lo presero e lo portarono in città per venderlo.
Così spesso ciò che non si ottiene grazie all’arte viene concesso in dono dal caso.

I PESCATORI CHE PESCARONO PIETRE

Dei pescatori tiravano in secco la rete e, visto che era pesante, ballavano di gioia, credendo di aver fatto un buon bottino. Ma quando la trassero a riva e vi trovarono ben pochi pesci (infatti la rete era piena soprattutto di sassi e altri relitti) caddero nella tristezza più nera, avviliti non tanto per la pesca scarsa, quanto perché prima si erano illusi del contrario. Allora uno di loro, un vecchio, disse: «Smettiamola, amici. Il dolore, a quanto pare, è fratello della gioia: era quindi inevitabile per noi, che prima ci siamo abbandonati a tanta allegria, andare incontro anche a qualche sofferenza».
Noi pure, dunque, vista la mutevolezza della vita, non dobbiamo rallegrarci di una condizione stabile, considerando che dopo molta bonaccia inevitabilmente si scatena anche la tempesta.

IL PESCATORE CHE SUONAVA L’AULOS

Un pescatore che era bravo a suonare l’aulos (1) prese con sé il suo strumento e le reti e si recò in riva al mare. Sistematosi su uno scoglio che sporgeva sull’acqua, in un primo momento si mise a suonare, pensando che i pesci si sarebbero precipitati da lui spontaneamente, attirati dalla dolcezza della sua musica. Ma, visto che dopo numerosi sforzi non otteneva nessun risultato, lasciò perdere l’aulos e, presa la rete, la gettò in acqua, catturando molti pesci. Mentre li buttava dalla rete sulla spiaggia, vide che si dibattevano ed esclamò: «Brutte bestiacce, non danzavate quando suonavo l’aulos, ma lo fate ora che ho smesso!».
La favola è adatta per chi agisce fuori tempo.

IL PESCATORE E LA SMARIDE

Un pescatore che aveva calato in mare le reti tirò su una piccola smaride (2) e questa si mise a supplicarlo di non prenderla allora, ma di lasciarla andare, proprio per le sue esigue dimensioni. «Quando sarò cresciuta e sarò diventata grande» concluse «potrai catturarmi e ricaverai da me anche di più». Ma il pescatore replicò: «Sarei uno sciocco se rinunciassi a un guadagno che ho a portata di mano, anche se piccolo, e sperassi in uno che deve venire, per quanto possa essere grande».
La favola dimostra che sarebbe insensato chi, nella speranza di ottenere di più, si lasciasse sfuggire il poco che ha sotto mano.

IL PESCATORE CHE BATTEVA L’ACQUA (di Esopo)

Un uomo andò a pescare in un fiume: dopo aver spiegato le reti, sbarrò la corrente dall’una all’altra riva e con un pietra che aveva attaccato a una corda incominciò a battere l’acqua, in modo che i pesce scappassero e, senza possibilità di scampo, cadessero nelle maglie. Un tale, che abitava in quei luoghi e aveva visto quanto il pescatore andava facendo, si mise ad accusarlo di intorbidare il fiume, impedendo alla gente di bere acqua pura. E quello: «Ma se non agito l’acqua, allora dovrò morire di fame!».
Così anche negli stati i demagoghi prosperano soprattutto quando fanno precipitare il loro paese nella discordia.

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(1) Aulos = l’aulos era uno strumento a fiato ad ancia doppia, con canneggio cilindrico o conico realizzato per lo più in canna, ma anche in bosso, avorio, osso e metallo. Il numero dei fori per le dita variava dai quattro degli esemplari più antichi, risalenti al VII secolo a.C., ai quindici di quelli ellenistici. Caratterizzato da un timbro assai penetrante, questo strumento di origine orientale – contrapposto dai greci alla citara, o cetra, simbolo della musica autoctona – veniva utilizzato in molte circostanze della vita pubblica, sia come accompagnamento della poesia (giambo, elegia, lirica corale e drammatica) sia in occasione di sacrifici, processioni, simposi, gare ginniche e combattimenti.
(2) Qualcuno traduce la parola originale μαινίδα con il termine smaride, altri con sardina; in ogni caso si tratta di un pesce di piccoli dimensioni.


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