I LUPI E LE PECORE
Dei lupi che facevano la posta a
un gregge di pecore, siccome non riuscivano a impadronirsene per colpa dei cani
che facevano buona guardia, per arrivare allo scopo pensarono di ricorrere a un
inganno. Perciò mandarono alle pecore dei messi con la richiesta di consegnare
loro i cani, sostenendo che questi erano i responsabili della loro inimicizia e
che, quando li avessero avuti nelle mani, la pace avrebbe regnato tra i lupi e
le pecore. Costoro, senza intuire ciò che poi sarebbe accaduto, fecero come era
stato loro richiesto e così i lupi, una volta impadronitisi dei cani, con tutta
facilità sterminarono anche il gregge, ormai privo di difesa.
Nello stesso modo gli stati che
tradiscono facilmente i loro capi senza rendersene conto vengono assoggettati
dai nemici in men che non si dica.
IL LUPO E LA CAPRA
Un lupo aveva scorto una capra
che brucava sopra un antro scosceso, ma non era in grado di raggiungerla.
Incominciò quindi a consigliarle di spostarsi più in basso, perché
inavvertitamente non le accadesse di precipitare, sostenendo inoltre che l’erba
vicino a lui era migliore, visto che il prato era tutto fiorito. Gli rispose
però la capra: «Non è me che inviti al pascolo, ma sei tu, piuttosto, a corto
di cibo».
Così anche tra gli uomini i
malvagi, quando commettono i loro delitti in mezzo a chi li conosce, non
traggono alcun guadagno dalle loro astuzie.
IL LUPO E L’AGNELLO
Un lupo vide un agnello che
beveva sulle rive di un fiume e decise di mangiarselo con un pretesto
ragionevole. Si pose perciò più in alto di lui e incominciò ad accusarlo di
intorbidare l’acqua, impedendogli così di dissetarsi. «Ma se bevo a fior di
labbra!» osservò l’agnello. «E poi come posso, stando più in basso, rendere
torbida l’acqua sopra di me?» Vedendo venir meno quel pretesto, il lupo
riprese: «Un anno fa tu hai insultato mio padre». E l’agnello a ribattere che
non era ancora nato, a quell’epoca. «Ma, se anche tu sai trovare un mucchio di
scuse» sbottò il lupo, «non rinuncerò certo a mangiarti!»
La favola dimostra che una giusta
difesa non vale nulla presso quanti hanno già deciso di fare del male.
IL LUPO E L’AGNELLINO CHE SI
RIFUGIÒ IN UN TEMPIO
Un agnellino inseguito dal lupo
si rifugiò in un tempio. Siccome il lupo lo chiamava e diceva che il sacerdote,
se l’avesse sorpreso là, lo avrebbe sacrificato al dio, l’agnellino replicò:
«Meglio per me essere la vittima di un dio che venire sgozzato da te».
La favola dimostra che, quando
incombe la fine, è preferibile morire con onore.
IL LUPO E LA VECCHIA
Un lupo affamato vagava in cerca
di cibo. Giunto in un certo luogo, udì un bimbo piangere e una vecchia che gli
diceva: «Smettila di frignare, se no ti do subito al lupo!». Il lupo, credendo
che la donna parlasse sul serio, stette ad aspettare per un pezzo, ma, quando
calò la sera, sentì ancora la vecchia vezzeggiare il bimbo e dirgli: «Se verrà
il lupo, figliolo, lo uccideremo». Dopo aver udito questo discorso, il lupo se
ne andò, commentando: «Qui dicono una cosa e ne fanno un’altra».
La favola è per quegli uomini che
non conformano le azioni alle parole.
IL LUPO E L’AIRONE
Un lupo che aveva ingoiato un
osso andava in giro cercando qualcuno che potesse curarlo. Incontrò un airone e
lo pregò, dietro compenso, di liberarlo da quel corpo estraneo. L’airone
insinuò la testa nella gola del lupo e tirò fuori l’osso, quindi chiese la
ricompensa pattuita. «Ehi, amico» gli rispose l’altro, «non ti basta di aver
tratto sana e salva la tua testa dalle fauci di un lupo, ma pretendi anche una
ricompensa?»
La favola dimostra che il maggior
compenso di un beneficio reso ai malvagi consiste nel non ricevere in cambio
qualche torto da parte loro.
IL LUPO E IL CAVALLO
Mentre attraversava un campo, un
lupo trovò dell’orzo, ma, visto che non poteva mangiarlo, lo lasciò là e se ne
andò. Incontrato un cavallo, lo condusse nel campo e gli spiegò che, quando
aveva scoperto quell’orzo, non se l’era tenuto per sé, ma lo aveva serbato per
lui, anche perché gli piaceva sentire il rumore dei suoi denti. «Caro mio»
replicò il cavallo, «se i lupi potessero mangiare l’orzo, non avresti mai
preferito le orecchie allo stomaco».
La favola dimostra che quanti
sono malvagi per natura, anche quando professano i migliori sentimenti, non
vengono creduti.
IL LUPO SAZIO E LA PECORA
Un lupo che aveva mangiato a
sazietà vide una pecora lunga distesa per terra. Resosi conto che era venuta
meno perché aveva paura di lui, le si avvicinò, le fece coraggio e le assicurò
che se avesse fatto tre affermazioni sincere l’avrebbe lasciata andare. La
pecora incominciò col dire che non avrebbe mai voluto incontrarlo; affermò
quindi che, se proprio questo doveva succedere, avrebbe voluto che fosse almeno
cieco; e infine aggiunse: «A tutti voi lupi malvagi auguro la peggiore delle
morti, perché, senza subire niente di male da parte nostra, ci fate la
guerra!». Il lupo riconobbe la sua sincerità e la lasciò libera.
La favola dimostra che spesso la
verità si impone anche sui nemici.
IL LUPO FERITO E LA PECORA
Un lupo, che era stato morso da
alcuni cani, tutto malconcio si era lasciato cadere a terra. Visto che non era
in grado di procurarsi il cibo, appena vide una pecora la pregò di portargli
dell’acqua dal fiume che scorreva nelle vicinanze. «Se tu mi darai da bere» le
disse, «io mi troverò da me qualcosa da mettere sotto i denti». Rispose la
pecora: «Ma, se io ti darò da bere, tu ti servirai di me anche per mangiare».
La favola conviene a quegli
uomini malvagi che tendono tranelli con ipocrisia.
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