venerdì 30 giugno 2017

84 Nove favole con protagonisti dei lupi (di Esopo)




I LUPI E LE PECORE

Dei lupi che facevano la posta a un gregge di pecore, siccome non riuscivano a impadronirsene per colpa dei cani che facevano buona guardia, per arrivare allo scopo pensarono di ricorrere a un inganno. Perciò mandarono alle pecore dei messi con la richiesta di consegnare loro i cani, sostenendo che questi erano i responsabili della loro inimicizia e che, quando li avessero avuti nelle mani, la pace avrebbe regnato tra i lupi e le pecore. Costoro, senza intuire ciò che poi sarebbe accaduto, fecero come era stato loro richiesto e così i lupi, una volta impadronitisi dei cani, con tutta facilità sterminarono anche il gregge, ormai privo di difesa.
Nello stesso modo gli stati che tradiscono facilmente i loro capi senza rendersene conto vengono assoggettati dai nemici in men che non si dica.

IL LUPO E LA CAPRA

Un lupo aveva scorto una capra che brucava sopra un antro scosceso, ma non era in grado di raggiungerla. Incominciò quindi a consigliarle di spostarsi più in basso, perché inavvertitamente non le accadesse di precipitare, sostenendo inoltre che l’erba vicino a lui era migliore, visto che il prato era tutto fiorito. Gli rispose però la capra: «Non è me che inviti al pascolo, ma sei tu, piuttosto, a corto di cibo».
Così anche tra gli uomini i malvagi, quando commettono i loro delitti in mezzo a chi li conosce, non traggono alcun guadagno dalle loro astuzie.

IL LUPO E L’AGNELLO

Un lupo vide un agnello che beveva sulle rive di un fiume e decise di mangiarselo con un pretesto ragionevole. Si pose perciò più in alto di lui e incominciò ad accusarlo di intorbidare l’acqua, impedendogli così di dissetarsi. «Ma se bevo a fior di labbra!» osservò l’agnello. «E poi come posso, stando più in basso, rendere torbida l’acqua sopra di me?» Vedendo venir meno quel pretesto, il lupo riprese: «Un anno fa tu hai insultato mio padre». E l’agnello a ribattere che non era ancora nato, a quell’epoca. «Ma, se anche tu sai trovare un mucchio di scuse» sbottò il lupo, «non rinuncerò certo a mangiarti!»
La favola dimostra che una giusta difesa non vale nulla presso quanti hanno già deciso di fare del male.

IL LUPO E L’AGNELLINO CHE SI RIFUGIÒ IN UN TEMPIO

Un agnellino inseguito dal lupo si rifugiò in un tempio. Siccome il lupo lo chiamava e diceva che il sacerdote, se l’avesse sorpreso là, lo avrebbe sacrificato al dio, l’agnellino replicò: «Meglio per me essere la vittima di un dio che venire sgozzato da te».
La favola dimostra che, quando incombe la fine, è preferibile morire con onore.

IL LUPO E LA VECCHIA

Un lupo affamato vagava in cerca di cibo. Giunto in un certo luogo, udì un bimbo piangere e una vecchia che gli diceva: «Smettila di frignare, se no ti do subito al lupo!». Il lupo, credendo che la donna parlasse sul serio, stette ad aspettare per un pezzo, ma, quando calò la sera, sentì ancora la vecchia vezzeggiare il bimbo e dirgli: «Se verrà il lupo, figliolo, lo uccideremo». Dopo aver udito questo discorso, il lupo se ne andò, commentando: «Qui dicono una cosa e ne fanno un’altra».
La favola è per quegli uomini che non conformano le azioni alle parole.

IL LUPO E L’AIRONE

Un lupo che aveva ingoiato un osso andava in giro cercando qualcuno che potesse curarlo. Incontrò un airone e lo pregò, dietro compenso, di liberarlo da quel corpo estraneo. L’airone insinuò la testa nella gola del lupo e tirò fuori l’osso, quindi chiese la ricompensa pattuita. «Ehi, amico» gli rispose l’altro, «non ti basta di aver tratto sana e salva la tua testa dalle fauci di un lupo, ma pretendi anche una ricompensa?»
La favola dimostra che il maggior compenso di un beneficio reso ai malvagi consiste nel non ricevere in cambio qualche torto da parte loro.

IL LUPO E IL CAVALLO

Mentre attraversava un campo, un lupo trovò dell’orzo, ma, visto che non poteva mangiarlo, lo lasciò là e se ne andò. Incontrato un cavallo, lo condusse nel campo e gli spiegò che, quando aveva scoperto quell’orzo, non se l’era tenuto per sé, ma lo aveva serbato per lui, anche perché gli piaceva sentire il rumore dei suoi denti. «Caro mio» replicò il cavallo, «se i lupi potessero mangiare l’orzo, non avresti mai preferito le orecchie allo stomaco».
La favola dimostra che quanti sono malvagi per natura, anche quando professano i migliori sentimenti, non vengono creduti.

IL LUPO SAZIO E LA PECORA

Un lupo che aveva mangiato a sazietà vide una pecora lunga distesa per terra. Resosi conto che era venuta meno perché aveva paura di lui, le si avvicinò, le fece coraggio e le assicurò che se avesse fatto tre affermazioni sincere l’avrebbe lasciata andare. La pecora incominciò col dire che non avrebbe mai voluto incontrarlo; affermò quindi che, se proprio questo doveva succedere, avrebbe voluto che fosse almeno cieco; e infine aggiunse: «A tutti voi lupi malvagi auguro la peggiore delle morti, perché, senza subire niente di male da parte nostra, ci fate la guerra!». Il lupo riconobbe la sua sincerità e la lasciò libera.
La favola dimostra che spesso la verità si impone anche sui nemici.

IL LUPO FERITO E LA PECORA

Un lupo, che era stato morso da alcuni cani, tutto malconcio si era lasciato cadere a terra. Visto che non era in grado di procurarsi il cibo, appena vide una pecora la pregò di portargli dell’acqua dal fiume che scorreva nelle vicinanze. «Se tu mi darai da bere» le disse, «io mi troverò da me qualcosa da mettere sotto i denti». Rispose la pecora: «Ma, se io ti darò da bere, tu ti servirai di me anche per mangiare».
La favola conviene a quegli uomini malvagi che tendono tranelli con ipocrisia.




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