Il brano è tratto dal romanzo “Furore”,
considerato il capolavoro di Steinbeck. Pubblicato nel 1939, ottenne un
grandissimo successo e nel 1940 il grande regista John Ford ne fece una
bellissima versione cinematografica. Il romanzo racconta le vicende della
famiglia Joad, che, in seguito alla Grande Depressione del 1929 e alle tempeste
di polvere che colpirono il Midwest statunitense negli anni successivi, finisce
con l’indebitarsi con le banche e, come tante famiglie americane, deve cedere
la propria terra e abbandonarla, per cercare fortuna in California. Il brano
racconta in maniera realistica e avvincente l’incontro/scontro tra i contadini
impoveriti e i rappresentanti del mondo finanziario, che cercano di convincerli
delle loro ragioni. Una situazione tornata di attualità negli ultimi anni, in
seguito alla crisi economica che ha colpito U.S.A. ed Europa e che non a caso è
stata definita la peggiore dopo quella del 1929.
I latifondisti arrivavano sul posto, o più
spesso i loro rappresentanti. Arrivavano in macchina, e saggiavano con le dita
la terra arida, e qualche volta facevano eseguire dei sondaggi in profondità. I
mezzadri, sulle aie assolate, stavano inquieti a seguire con gli occhi le
vetture fare il giro degli appezzamenti. E finito il giro i latifondisti, o i
loro rappresentanti, venivano sull’aia e senza scendere dalle vetture parlavano
ai mezzadri attraverso il finestrino. Per qualche tempo i mezzadri restavano in
piedi al fianco delle vetture, poi s’accoccolavano per terra, e cercavano dei
fuscelli (1) per disegnare figure nella polvere.
Sulle soglie dei casolari le donne s’affacciavano
a guardare, e dietro di loro i bambini: teste bionde, occhi dilatati, piedi
nudi l’uno accavallato sull’altro, le dita nervosamente agitate dalla
curiosità. Donne e bambini guardavano il capofamiglia conferire (2) col
latifondista. Immobili, silenziosi.
Taluno dei rappresentanti si mostrava
umano perché odiava la parte ch’era costretto a recitare, e taluno era irritato
di dover mostrarsi disumano, e taluno si mostrava freddo e insensibile perché da
tempo aveva imparato che il padrone, per essere tale, deve necessariamente
mostrarsi insensibile. E nel loro intimo tutti quanti si riconoscevano, a
malincuore, strumenti d’una forza inesorabile. Alcuni di essi detestavano le
cifre che li costringevano ad agire così, altri le temevano, altri ancora le
veneravano perché offrivano loro un rifugio contro la ragione e il sentimento. Se
il proprietario della terra era una banca, o una società finanziaria, i
rappresentanti dicevano: La Banca (o la Società) intende… vuole… ha bisogno…
esige… quasi che la Banca o la Società fosse un essere mostruoso, dotato di
intelletto e sentimento, che li tenesse prigionieri tra i suoi tentacoli. Né s’assumevano
alcuna responsabilità in nome della banca o della società, in quanto essi si
ritenevano esseri umani e schiavi, laddove le banche erano al tempo stesso
macchine e padroni. Alcuni rappresentanti erano orgogliosi d’essere schiavi di
così possenti e inesorabili padroni. Sedevano sui cuscini della vettura e
spiegavano: Lo sapete anche voi che la terra è povera. Dio solo sa quanto
lavoro e sudore ci avete sprecato su.
I mezzadri accoccolati annuivano,
sconcertati, e disegnavano figure nella polvere. Sì, lo sappiamo, Dio lo sa. Se
solo la polvere non se ne volasse via, se solo la pianta resistesse radicata nel
terreno, la situazione potrebbe essere diversa.
I rappresentanti insistevano nel loro
punto di vista: Sapete anche voi che la terra diventa sempre più povera. Sapete
anche voi cosa fa il cotone alla terra: la impoverisce, ne succhia tutto il
sangue.
Gli uomini accoccolati annuivano: Lo
sappiamo, Dio lo sa. Se solo ci fosse consentita la rotazione delle colture, si
potrebbe infonderle sangue nuovo.
Già, ma è troppo tardi. E i rappresentanti
illustravano le necessità e il modo di ragionare del mostro che era più forte
di loro. Se uno riesce a provvedere al suo sostentamento e a pagare le tasse,
può conservarla, la terra, certo che può.
Sì, ma se un anno manca il raccolto, la
banca deve venirci in aiuto, coi prestiti.
Oh, ma la banca o la società non può,
diamine! Non è una creatura che respira aria, che mangia polenta. Respira dividendi,
mangia interessi. Senza dividendi, senza interessi, muore, come morireste voi
senz’aria o senza polenta. È triste, ma è proprio così.
Gli uomini accoccolati alzavano gli occhi
cercando di capire. Ma se ci lasciano stare, forse l’anno venturo avremo un
buon raccolto. Dio sa quanto cotone l’anno venturo. Con tutte queste guerre,
Dio sa come andrà su il prezzo. Non fanno gli esplosivi col cotone? (3) Non
fanno le uniformi dei soldati? Combinateci delle guerre, e vedrete come va su
il cotone. L’anno venturo, forse. Guardavano in su, con occhi pieni di
speranza.
Eh, ma non si può contare sulle guerre. La
banca… il mostro ha bisogno di dividendi (4) costanti, non può aspettare,
altrimenti va a rotoli. No, le tasse vanno pagate. Se il mostro cessa di
crescere, è perduto. Non può fermarsi.
E bianche morbide dita cominciavano a
picchiettare sul riquadro del finestrino, e dure dita callose serravano più
stretti i fuscelli irrequieti. Sulle soglie dei casolari assolati le donne
sospiravano, poi cambiavano posizione ai piedi e l’agitazione dei pollici ora
denotava apprensione. S’avvicinavano, guardinghi, i cani a fiutare la vettura e
bagnavano i quattro pneumatici l’uno dopo l’altro. Razzolavano le galline nell’aia
soleggiata e s’arruffavano le penne per infiltrarsi la polvere fin sulla pelle.
Nei porcili grugnivano i maiali levando il muso, come a reclamare, dagli avanzi
melmosi della brodaglia.
Gli uomini accoccolati riabbassavano gli
occhi. E cosa volete che facciamo? Non possiamo rinunciare a una parte del
raccolto, siamo già mezzi morti di fame. I piccoli non hanno abbastanza da
mangiare. Siamo coperti di stracci. Se non fossimo tutti nelle stesse
condizioni, avremmo vergogna di farci vedere in chiesa.
E alla fine i rappresentanti venivano al
dunque. La mezzadria era un sistema che non funzionava più. Un uomo solo, sulla
trattrice, ora sostituisce dodici, quattordici famiglie. Gli si dà un salario e
si prende tutto il raccolto. Non c’è scampo. È doloroso, ma è così. Il mostro è
malato: qualcosa gli è accaduto.
Ma a furia di cotone la fate morire, la
terra.
Lo sappiamo, ma prima che muoia vogliamo
tutto il cotone che può darci. Poi la venderemo. C’è un mucchio di famiglie,
nell’Est, che non sognano altro che comprare un pezzo di terra.
I mezzadri alzavano gli occhi, pieni di
spavento. E noialtri? Come si mangia?
Eh, a voi non resta che andarvene altrove.
Viene la trattrice.
Ed ora gli uomini accoccolati si rizzavano
in piedi, furenti. Ma questa terra l’ha presa mio nonno agli indiani,
rischiando la pelle. E mio padre c’è nato e l’ha lavorata, lottando da
disperato contro i serpenti e le erbacce. È venuto un anno cattivo e ha dovuto
ipotecare (5). E noialtri siamo tutti nati qui. Ecco là i nostri bambini… anche
loro sono nati qui. Anche allora, quando mio padre ha fatto l’ipoteca, anche
allora il padrone era la banca, ma ci ha lasciati stare, e ci spettava un tanto
su ogni prodotto.
Tutto questo lo sappiamo, ma non siamo
noi, è la banca. Una banca non è mica un uomo. E neanche è un uomo il padrone
di cinquantamila acri (6). Non è altro che il mostro.
Va bene, gridavano i mezzadri, ma la terra
è nostra. L’abbiamo misurata noi, dissodata noi. Siamo nati qui, qui ci hanno
ucciso, qui siamo morti. Anche se non è buona, è nostra lo stesso. È l’esserci
nati, l’averla lavorata, l’esserci morti, che la fa nostra. È questo che ce ne
dà il possesso, e non una carta con dei numeri sopra.
È doloroso, ma noi non c’entriamo. È il mostro.
La banca non è un essere umano.
Va bene, ma è una società di esseri umani.
Niente affatto. Questo è il vostro errore.
La banca è qualcosa di diverso da un essere umano. Capita che chiunque faccia
parte di una banca non approvi l’operato della banca, eppure la banca lo fa lo
stesso. Vi ripeto che la banca è qualcosa di più di un essere umano. È il
mostro. L’hanno fatta degli uomini, questo sì, ma gli uomini non la possono
tenere sotto controllo.
I mezzadri gridavano: Per avere la terra
mio nonno s’è battuto con gli indiani, mio padre s’è battuto coi serpenti, a
noialtri ci toccherà di batterci contro le banche, che son peggio degli indiani
e dei serpenti. Vuol dire che ci batteremo, per tenerci la nostra terra, come
hanno fatto i nostri nonni e i nostri padri.
E adesso i rappresentanti montavano in
collera. Dovrete andarvene.
Ma è nostra, urlavano i mezzadri. Noi…
No, è della banca, è del mostro. Dovete andarvene.
E se prendiamo i fucili, come il nonno
quando vennero gli indiani? E allora?
In questo caso ve la vedrete con lo
sceriffo, prima, e poi con la truppa (7). Non capite che, se vi ostinate a
restare, contravvenite alla legge sulla proprietà, e che se fate uso delle armi
siete dei delinquenti? Il mostro non è un essere umano, ma può servirsi degli
uomini per ottenere quello che vuole.
E se andiamo via, dove andiamo? Come ce ne
andiamo? Non abbiamo un centesimo.
È doloroso, dicevano i rappresentanti, ma
la banca, il padrone di cinquantamila acri, non è responsabile di questa
situazione. Voialtri vi trovate su terreni che non vi appartengono. Fuori di
qui, in un altro stato, adesso che viene l’autunno potete mettervi a coglier
cotone. Potete magari ottenere il sussidio (8). Perché non andate in
California? Là hanno bisogno di manodopera, il clima è ottimo, non fa mai
freddo, basta allungare il braccio per cogliere un’arancia, c’è ogni sorta di
lavoro; perché non ve ne andate là?
E i rappresentanti mettevano in moto e
ripartivano.
E i mezzadri s’accoccolavano di nuovo a
disegnare figure nella polvere, a calcolare, a considerare la situazione,
brusche le facce abbronzate, minacciosi gli occhi riarsi dal sole. Dalle soglie
dei casolari le donne si facevano avanti timorose verso i mariti, seguite dai
bambini anch’essi timorosi e pronti a scappare al primo allarme. I ragazzi più
alti s’accoccolavano vicino al padre, per sentirsi adulti. E dopo un poco le
donne domandavano: Cosa voleva?
E i capifamiglia guardavano su per un
attimo, con gli occhi dell’afflizione. S’ha da far fagotto. Viene la trattrice,
e un sovrintendente, come nelle fabbriche.
E dove andremo? domandavano le donne.
Non lo sappiamo. Non lo sappiamo
E le donne rincasavano in fretta e in
silenzio, spingendosi innanzi i bambini. Sapevano che l’uomo, in tale stato di
preoccupazione e di angustia, può facilmente montare in collera e prendersela
anche con i suoi. Lasciavano i mariti soli a calcolare e deliberare nella
polvere.
Di lì a poco forse gli uomini si
guardavano attorno: guardavano la pompa, inaugurata dieci anni prima, col
glicine in fiore attorcigliato attorno al collo d’oca, guardavano il ceppo di
legno sul quale erano stati scannati i polli a centinaia, guardavano l’aratro a
mano nel locale degli attrezzi, guardavano la culla appesa alla trave lì
dentro.
Nelle case i bambini facevano ressa
attorno alle madri. Cosa andiamo a fare, mamma? Dove andiamo?
Non sappiamo ancora, rispondevano le
donne, andate fuori a giocare, ma non andate vicino al babbo, potrebbe
picchiarvi se gli andate d’intorno. E le donne tornavano alle loro faccende,
lanciando continue occhiate ansiose agli uomini accoccolati nella polvere,
preoccupati e intenti e pensierosi.
(1) fuscelli = ramoscelli, bastoncini
(2) conferire = parlare, discutere
(3) fu il chimico tedesco Christian
Friedrich Schönbein a scoprire per caso che la cellulosa di cui è composto il
cotone poteva diventare nitrocellulosa ed essere impiegata come esplosivo
(4) dividendi = quote di guadagno che
spettano agli azionisti di una società
(5) ipotecare = stipulare un’ipoteca, cioè
un contratto tra un debitore e un creditore, in base al quale se il debitore non
riesce a pagare il creditore, questi entra in possesso dei beni del debitore
che sono stati stabiliti
(6) l’acro è una misura anglosassone di
superficie, equivalente a 4.046,87 m². Qui “cinquantamila acri” sta a indicare
per paradosso una estensione enorme di terreno
(7) truppa = i soldati dell’esercito
(8) sussidio = aiuto in denaro concesso,
in questo caso, dallo Stato
La vicenda continua nel prossimo post: 12 E arrivarono le trattrici.
La vicenda continua nel prossimo post: 12 E arrivarono le trattrici.
Una foto
del 1935 che ritrae una tempesta di polvere (o sabbia) in Oklahoma
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