LO SCONTRO TRA BRADAMANTE E IL MAGO ATLANTE
Bradamante offre il suo aiuto a Pinabello
e insieme s’incamminano verso il castello di Atlante. Ma Pienabello, avendo
saputo chi sia l’eroina, spinto dal feroce odio che ha verso la sua famiglia,
la fa cadere a tradimento in una buca profonda. Qui la fanciulla trova una
chiesa sotterranea, dove incontra la maga Melissa, che le rivela la futura
grandezza della stirpe Estense, della quale ella e Ruggiero saranno i
capostipiti. Poi le spiega che per affrontare il mago Atlante deve prima
impadronirsi di un anello che rende invisibili e che rende vana ogni magia.
Bradamante fa quanto la maga le ha detto e, munita del magico anello, va ad
affrontare il mago: suona il corno e lo sfida a battaglia.
16
Non
stette molto a uscir fuor de la porta
L’incantator,
ch’udì ‘l suono e la voce.
L’alato
corridor per l’aria il porta
contra
costei, che sembra uomo feroce.
La
donna da principio si conforta;
che
vede che colui poco le nuoce:
non
porta lancia né spada né mazza,
ch’a
forar l’abbia o romper la corazza.
17
Da
la sinistra sol lo scudo avea,
tutto
coperto di seta vermiglia;
ne
la man destra un libro, onde facea
nascer,
leggendo, l’alta maraviglia:
che
la lancia talor correr parea,
e
fatto avea a più d’un batter le ciglia;
talor
parea ferir con mazza o stocco,
e
lontano era, e non avea alcun tocco.
18
Non
è finto il destrier, ma naturale,
ch’una
giumenta generò d’un Grifo:
simile
al padre avea la piuma e l’ale,
li
piedi anteriori, il capo e il grifo;
in
tutte l’altre membra parea quale
era
la madre, e chiamasi ippogrifo;
che
nei monti Rifei vengon, ma rari,
molto
di là dagli aghiacciati mari.
19
Quivi
per forza lo tirò d’incanto;
e
poi che l’ebbe, ad altro non attese,
e
con studio e fatica operò tanto,
ch’a
sella e briglia il cavalcò in un mese:
così
ch’in terra e in aria e in ogni canto
lo
facea volteggiar senza contese.
Non
finzion d'’incanto, come il resto,
ma
vero e natural si vedea questo.
20
Del
mago ogn’altra cosa era figmento,
che
comparir facea pel rosso il giallo;
ma
con la donna non fu di momento,
che
per l’annel non può vedere in fallo.
Più
colpi tuttavia diserra al vento,
e
quinci e quindi spinge il suo cavallo;
e
si dibatte e si travaglia tutta,
come
era, inanzi che venisse, istrutta.
21
E
poi che esercitata si fu alquanto
sopra
il destrier, smontar volse anco a piede,
per
poter meglio al fin venir di quanto
la
cauta maga istruzion le diede.
Il
mago vien per far l’estremo incanto;
che
del fatto ripar né sa né crede:
scuopre
lo scudo, e certo si prosume
farla
cader con l’incantato lume.
22
Potea
così scoprirlo al primo tratto,
senza
tenere i cavallieri a bada;
ma
gli piacea veder qualche bel tratto
di
correr l’asta o di girar la spada:
come
si vede ch’all’astuto gatto
scherzar
col topo alcuna volta aggrada;
e
poi che quel piacer gli viene a noia,
dargli
di morso, e al fin voler che muoia.
23
Dico
che ‘l mago al gatto, e gli altri al topo
S’assimigliar
ne le battaglie dianzi;
ma
non s’assimigliar già così, dopo
che
con l’annel si fe’ la donna inanzi.
Attenta
e fissa stava a quel ch’era uopo,
acciò
che nulla seco il mago avanzi;
e
come vide che lo scudo aperse,
chiuse
gli occhi, e lasciò quivi caderse.
24
Non
che il fulgor del lucido metallo,
come
soleva agli altri, a lei nocesse;
ma
così fece acciò che dal cavallo
contra
sé il vano incantator scendesse:
né
parte andò del suo disegno in fallo;
che
tosto ch’ella il capo in terra messe,
accelerando
il volator le penne,
con
larghe ruote in terra a por si venne.
25
Lascia
all’arcion lo scudo, che già posto
avea
ne la coperta, e a piè discende
verso
la donna che, come reposto
lupo
alla macchia il capriolo, attende.
Senza
più indugio ella si leva tosto
che
l’ha vicino, e ben stretto lo prende.
Avea
lasciato quel misero in terra
il
libro che facea tutta la guerra:
26
e
con una catena ne correa,
che
solea portar cinta a simil uso;
perché
non men legar colei credea,
che
per adietro altri legare era uso.
La
donna in terra posto già l’avea:
se
quel non si difese, io ben l’escuso;
che
troppo era la cosa differente
tra
un debol vecchio e lei tanto possente.
27
Disegnando
levargli ella la testa,
alza
la man vittoriosa in fretta;
ma
poi che ‘l viso mira, il colpo arresta,
quasi
sdegnando sì bassa vendetta:
un
venerabil vecchio in faccia mesta
vede
esser quel ch’ella ha giunto alla stretta,
che
mostra al viso crespo e al pelo bianco,
età
di settanta anni o poco manco.
28
-
Tommi la vita, giovene, per Dio,
dicea
il vecchio pien d’ira e di dispetto;
ma
quella a torla avea sì il cor restio,
come
quel di lasciarla avria diletto.
La
donna di sapere ebbe disio
chi
fosse il negromante, ed a che effetto
edificasse
in quel luogo selvaggio
la
rocca, e faccia a tutto il mondo oltraggio.
29
-
Né per maligna intenzione, ahi lasso!
(disse
piangendo il vecchio incantatore)
feci
la bella rocca in cima al sasso,
né
per avidità son rubatore;
ma
per ritrar sol dall’estremo passo
un
cavallier gentil, mi mosse amore,
che,
come il ciel mi mostra, in tempo breve
morir
cristiano a tradimento deve.
30
Non
vede il sol tra questo e il polo
austrino
un giovene sì bello e sì prestante:
Ruggiero
ha nome, il qual da piccolino
da
me nutrito fu, ch’io sono Atlante.
Disio
d'onore e suo fiero destino
L’han
tratto in Francia dietro al re Agramante;
ed
io, che l’amai sempre più che figlio,
lo
cerco trar di Francia e di periglio.
31
La
bella rocca solo edificai
per
tenervi Ruggier sicuramente,
che
preso fu da me, come sperai
che
fossi oggi tu preso similmente;
e
donne e cavallier, che tu vedrai,
poi
ci ho ridotti, ed altra nobil gente,
acciò
che quando a voglia sua non esca,
avendo
compagnia, men gli rincresca.
32
Pur
ch’uscir di là su non si domande,
d’ogn’altro
gaudio lor cura mi tocca;
che
quanto averne da tutte le bande
si
può del mondo, è tutto in quella rocca:
suoni,
canti, vestir, giuochi, vivande,
quanto
può cor pensar, può chieder bocca.
Ben
seminato avea, ben cogliea il frutto;
ma
tu sei giunto a disturbarmi il tutto.
33
Deh,
se non hai del viso il cor men bello,
non
impedir il mio consiglio onesto!
Piglia
lo scudo (ch’io tel dono) e quello
destrier
che va per l’aria così presto;
e
non t’impacciar oltra nel castello,
o
tranne uno o duo amici, e lascia il resto;
o
tranne tutti gli altri, e più non chero,
se
non che tu mi lasci il mio Ruggiero.
34
E
se disposto sei volermel torre,
deh,
prima almen che tu ‘l rimeni in Francia,
piacciati
questa afflitta anima sciorre
de
la sua scorza ormai putrida e rancia! -
Rispose
la donzella: - Lui vo’ porre
in
libertà: tu, se sai, gracchia e ciancia;
né
mi offerir di dar lo scudo in dono,
o
quel destrier, che miei, non più tuoi sono:
35
né
s’anco stesse a te di torre e darli,
mi
parrebbe che ‘l cambio convenisse.
Tu
di’ che Ruggier tieni per vietarli
il
male influsso di sue stelle fisse.
O
che non puoi saperlo, o non schivarli,
sappiendol,
ciò che ‘l ciel di lui prescrisse:
ma
se ‘l mal tuo, c’hai sì vicin, non vedi,
peggio
l’altrui c’ha da venir prevedi.
36
Non
pregar ch’io t'uccida, ch’i tuoi preghi
sariano
indarno; e se pur vuoi la morte,
ancor
che tutto il mondo dar la nieghi,
da
sé la può aver sempre animo forte.
Ma
pria che l’alma da la carne sleghi,
a
tutti i tuoi prigioni apri le porte.
Così
dice la donna, e tuttavia
il
mago preso incontra al sasso invia.
37
Legato
de la sua propria catena
andava
Atlante, e la donzella appresso,
che
così ancor se ne fidava a pena,
ben
che in vista parea tutto rimesso.
Non
molti passi dietro se la mena,
ch’a
piè del monte han ritrovato il fesso,
e
li scaglioni onde si monta in giro,
fin
ch’alla porta del castel saliro.
38
Di
su la soglia Atlante un sasso tolle,
di
caratteri e strani segni isculto.
Sotto,
vasi vi son, che chiamano olle,
che
fuman sempre, e dentro han foco occulto.
L’incantator
le spezza; e a un tratto il colle
riman
deserto, inospite ed inculto;
né
muro appar né torre in alcun lato,
come
se mai castel non vi sia stato.
39
Sbrigossi
de la donna il mago alora,
come
fa spesso il tordo da la ragna;
e
con lui sparve il suo castello a un’ora,
e
lasciò in libertà quella compagna.
Le
donne e i cavallier si trovar fuora
de
le superbe stanze alla campagna:
e
furon di lor molte a chi ne dolse;
che
tal franchezza un gran piacer lor tolse.
40
Quivi
è Gradasso, quivi è Sacripante,
quivi
è Prasildo, il nobil cavalliero
che
con Rinaldo venne di Levante,
e
seco Iroldo, il par d’amici vero.
Al
fin trovò la bella Bradamante
quivi
il desiderato suo Ruggiero,
che,
poi che n’ebbe certa conoscenza,
le
fe’ buona e gratissima accoglienza;
41
come
a colei che più che gli occhi sui,
più
che ‘l suo cor, più che la propria vita
Ruggiero
amò dal dì ch’essa per lui
si
trasse l’elmo, onde ne fu ferita.
Lungo
sarebbe a dir come, e da cui,
e
quanto ne la selva aspra e romita
si
cercar poi la notte e il giorno chiaro;
né,
se non qui, mai più si ritrovaro.
PARAFRASI:
16
L’incantatore
[cioè il mago Atlante], che aveva udito il suono [del corno[] e la voce [di
Bradamante] non stette molto a uscire dalla porta. Il corridore [cioè il suo
cavallo] alato lo porta per l’aria contro colei, che sembra un uomo feroce. La
donna all’inizio è confortata dal fatto che vede che egli poco le nuoce
[Bradamante, infatti, dotata dell’anello che rende vani gli incantesimi, vede il mago com’è effettivamente, non come
appare agli altri che l’affrontano]: non porta né lancia né spada né mazza, che
la possa trafiggere o rompere la corazza.
17
Alla
sinistra aveva soltanto lo scudo tutto coperto di seta vermiglia; nella mano
destra aveva un libro, con il quale faceva nascere, solo leggendolo, i suoi
incantesimi; che a volte sembrava attaccare con la lancia, cosa che aveva fatto
sbattere gli occhi a più d’uno; a volte sembrava colpire con la mazza o con lo
stocco [spada corta e acuminata], mentre era in realtà lontano e nemmeno
toccava gli avversari.
18
Il
suo destriero non è finto, bensì vero, generato da una cavalla e un grifo
[animale favoloso, mezzo leone nella parte posteriore e mezzo aquila in quella
anteriore]: simili a quelli del padre aveva le piume, le ali, i piedi
anteriori, il capo e il becco; in tutte le altre membra era come la madre, e si
chiamava ippogrifo [che significa appunto metà grifo e metà cavallo]; uno di
quegli animali che nascono nei monti Rifei [forse gli Urali], molto al di là
dei mari ghiacciati.
19
Qui
[nel suo castello] lo aveva tratto per forza d’incantesimo; e dopo che l’ebbe
con sé, di altro non si curò, e tanto operò con studio e fatica, che nel giro
di un mese riuscì a mettergli la sella e la briglia e a cavalcarlo: cosicché in
terra, in aria e ovunque lo faceva volteggiare senza contrasto. E questo
appariva non come una finzione dovuta a incantesimo, come tutto il resto, bensì
come una cosa vera e reale.
20
Ogni
altra cosa del mago era finzione; che faceva apparire giallo ciò che era rosso:
ma con la donna non ebbe alcun potere, poiché grazie all’anello ella non può
vedere quel che non era vero. Tuttavia vibra al vento più colpi e spinge il suo
cavallo da una parte e dall’altra; e si dibatte e si contorce tutta, così come
era stata istruita, prima di giungere qui, [dalla maga Melissa].
21
E
dopo essersi alquanto dibattuta sopra il destriero, volle smontare in piedi,
per poter giungere meglio al fine di quanto l’astuta maga le aveva dato
istruzione. Il mago si avvicina per fare il suo estremo incantesimo; non sa né
crede ci sia alcun riparo a questo fatto [cioè alla sua arte magica]: scopre lo
scudo e di sicuro presume di farla cadere con la luce incantata che da esso
emana.
22
Subito
egli poteva scoprire lo scudo e far cadere i cavalieri, senza tanto tenerli a
bada con altri incantesimi; ma gli piaceva anche qualche bel colpo di assalto
con la lancia o di fendente con la spada: come si vede che all’astuto gatto
piace qualche volta scherzare con il topo; e quando quel piacere gli viene a
noia, gli dà il morso finale e vuole che muoia.
23
Intendo
dire che nelle battaglie precedenti il mago assomigliava al gatto e gli altri
al topo; ma ora tale somiglianza non è più valida, giacché la donna si fece
innanzi con l’anello. Ella stava attenta e concentrata su ciò che era
necessario, affinché il mago non ottenga alcun vantaggio su di lei; e appena
vide che egli scoprì lo scudo, chiuse gli occhi e si lasciò cadere dov’era.
24
Non
che lo splendore del lucido metallo nuocesse a lei, come accadeva con gli
altri; ma fece così affinché il vano [poiché i suoi incantesimi non valgono con
Bradamante] incantatore scendesse da cavallo per avvicinarsi a lei: neppure una
parte del suo disegno [piano] andò a vuoto; infatti non appena ella mise la
testa in terra, il cavallo alato accelerò lo sbattere delle ali e con larghi
giri si calò a terra anche lui.
25
[Il
mago] lascia sull’arcione lo scudo, che aveva già avvolto nella coperta, e
scende a piedi verso la donna, che lo aspetta, come un lupo nascosto nella
macchia [aspetta] il capriolo. Non appena le è vicino senza più indugio si alza
e ben stretto lo prende. Quel misero aveva lasciato a terra il libro con il
quale faceva tutti gli incantesimi che gli servivano a simulare il combattimento:
26
e
se ne veniva con una catena, che portava alla cinta per usarla come al suo
solito; infatti credeva di legarla, non meno di quanto era solito legare gli
altri precedentemente. Ma la donna già l’aveva messo a terra: se egli non si
difese, io ben lo scuso; perché era una cosa troppo disuguale, tra un debole
vecchio e lei tanto potente.
27
Con
l’intento di mozzargli la testa, in fretta ella alza la mano vittoriosa; ma non
appena lo guarda in viso, arresta il colpo, quasi sdegnata di una vendetta così
meschina; ella vede che colui che ha messo alle strette è un vecchio venerabile
dalla faccia mesta, che mostrava con il viso rugoso e il pelo bianco un’età di
settant’anni o poco meno.
28
-
Toglimi la vita, giovine, per Dio – diceva il vecchio pieno d’ira e di
dispetto; ma ella era così restia in cuore a toglierli la vita, quanto egli
sarebbe stato lieto di perderla. La donna provò il desiderio di sapere chi
fosse il negromante e per quale scopo avesse edificato in quel luogo selvaggio
la rocca e facesse a tutti tanto oltraggio.
29
-
Non con intenzioni maligne, ahimè! (disse piangendo il vecchio incantatore)
feci la bella rocca in cima a questo monte, né rubo agli altri per avidità; ma
solo mi ha mosso amore per sottrarre alla morte un gentile cavaliere, che, come
il cielo mi mostra, in breve tempo deve morire cristiano in seguito a
tradimento [Atlante si riferisce a Ruggiero, il quale, per tradimento dei
Maganzesi, dovrà morire dopo essersi convertito al cristianesimo].
30
Il
sole non vede tra questo polo e quello australe un giovane così bello e così
prestante: si chiama Ruggiero, che da piccolino fu allevato da me, che sono
Atlante. Il desiderio d’onore e il suo crudele destino l’hanno condotto in
Francia al seguito del re Agramante; ed io, che l’ho amato sempre più che un
figlio, cerco di tirarlo fuori dalla Francia e dal pericolo.
31
Ho
edificato la bella rocca solo per tenervi al sicuro Ruggiero, che ho catturato,
come similmente [cioè a forza di incantesimi] speravo oggi di catturare te; e
poi ho imprigionato [nel castello] donne e cavalieri, che tu vedrai, ed altra
nobile gente, affinché, dato che non può andarsene a suo piacere, meno gli
dispiaccia rimanervi, avendo compagnia.
32
Purché
non mi domandino di uscire da lì, mi prendo cura di ogni loro piacere; tutto
ciò che si può avere nel mondo, è là in quella rocca: suoni, canti, abiti,
giochi, vivande, tutto ciò che il cuore può pensare, la bocca può chiedere.
Avevo ben seminato e bene ne coglievo il frutto; ma sei giunto tu a disturbarmi
il tutto.
33
Deh,
se non hai cuore meno bello del viso, non impedire il mio onesto proposito!
Prendi lo scudo (che io ti dono) e anche quel destriero che va per l’aria così
rapido; e non impicciarti oltre del castello, o togline uno o due amici, e
lascia il resto; o togline tutti gli altri, e più non chiedo, se non che tu mi
lasci il mio Ruggiero.
34
E
se proprio sei disposto a volermelo togliere, deh, almeno prima che tu lo
riconduca in Francia, ti piaccia liberare questa anima afflitta dal suo corpo,
ormai decrepito e avvizzito! – Rispose la donzella: - Lui voglio mettere in
libertà: tu, visto che lo sai fare, strepita e ciancia; e non offrirmi di darmi
in dono lo scudo o quel destriero, visto che sono miei [dato che me li sono
conquistati] e non più tuoi:
35
e
se anche fosse in tuo potere di toglierli o darli, non mi sembra che il cambio
fosse a me conveniente. Tu dici che tieni prigioniero Ruggiero per vietargli
l’influsso maligno delle sue stelle fisse [cioè del suo destino]. O tu non puoi
sapere ciò che il cielo gli ha destinato, oppure sapendolo non puoi evitarlo;
ma se non vedi il tuo male, che ti sta così vicino, peggio ancora puoi
prevedere il male che sta per venire per altri.
36
Non
pregare che io ti uccida, che le tue preghiere sarebbero inutili; e se proprio
vuoi la morte, sebbene tutto il mondo te la neghi, da sé può sempre darsela un
animo forte. Ma prima che tu sleghi da te l’anima dalla carne [cioè prima che
tu ti uccida], apri le porte a tutti i tuoi prigionieri. – Così dice la donna e
nel frattempo spinge il mago catturato verso la rupe.
37
Legato
con la sua propria catena andava Atlante, e la donzella dietro, che ancora
appena si fidava di lui, benché a vederlo paresse tutto rassegnato. Se la porta
dietro per non molti passi, finché ai piedi del monte hanno ritrovato la
fenditura [dove si trova la scala che conduce al castello] e quindi per i
gradini che salgono a spirale giunsero fino alla porta del castello.
38
Sulla
soglia Atlante tolse un sasso, scolpito con figure [magiche] e strani segni.
Sotto vi sono dei vasi, che [gli incantatori] chiamano olle [ossia pentole],
che emettono sempre del fumo e hanno dentro un fuoco nascosto. L’incantatore le
spezza e a un tratto il colle rimane deserto, inospitale e selvaggio; da
nessuna parte vi resta un muro o una torre, come se lì non ci fosse mai stato
alcun castello.
39
Si
liberò allora il mago dalla donna, come fa spesso il tordo dalla ragna [la rete
per la caccia, sottile come quella dei ragni]; e nello stesso istante sparì
assieme a lui il suo castello, lasciando in libertà quella compagnia [che
dentro vi era rinchiusa]. Le donne e i cavalieri si ritrovarono fuori dalle
stanze superbe [cioè maestose] in mezzo alla campagna: e molte di loro se ne
dispiacquero, dato che tale liberazione tolse a loro un gran piacere.
40
Qui
c’è Gradasso, qui c’è Sacripante, qui c’è Prasildo, il nobile cavaliere che se
ne vanne dal Levante assieme a Rinaldo, e con loro Iroldo, il fedele paio di
amici. Infine la bella Bradamante trovò qui il suo desiderato Ruggiero, il
quale, dopo che l’ebbe sicuramente riconosciuta, le fece una buona e
graditissima accoglienza;
41
come
a colei che più dei propri occhi, più del suo cuore, più della propria vita
Ruggiero amò dal giorno ch’ella per lui si tolse l’elmo e poi ne rimase ferita
[in seguito allo scontro con un saraceno]. Sarebbe lungo dire come, e da chi, e
quanto nella selva aspra e solitaria essi si cercarono di notte e nel giorno
chiaro; e che mai più, se non qui, essi si erano ritrovati.
La lotta tra
Bradamante e Atlante in una illustrazione dell’inglese Henry Justice Ford del
1921
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