La terra è sovraffollata, mentre Marte è deserto: perché non
andarci a vivere? Ma come si può fare, considerato che la sua atmosfera è
mortale per l’uomo? Modificando la struttura fisica di coloro che andranno a
vivere sul Pianeta Rosso; però la struttura morale… quella non è stata
considerata.
Pubblicato nel 1954 con il
titolo di “Keep Out”, questo racconto ha un finale per certi versi simile a
quello di “Sentinella”, ma introduce anche dei nuovi significati decisamente
pessimistici.
Senza più spazio sulla Terra, e con Marte appeso lì
vuoto di vita,
qualcuno ha avuto l’idea di avviare una colonia sul Pianeta Rosso.
Ciò ha implicato cambiare le abitudini e la struttura fisica degli immigrati, ma tutto è andato bene.
In effetti, ogni possibile fattore era stato incluso – tranne uno dei difetti della natura umana ....
qualcuno ha avuto l’idea di avviare una colonia sul Pianeta Rosso.
Ciò ha implicato cambiare le abitudini e la struttura fisica degli immigrati, ma tutto è andato bene.
In effetti, ogni possibile fattore era stato incluso – tranne uno dei difetti della natura umana ....
Il segreto di tutto è la Dattina (o Adattina, come la chiamavano
all’inizio: poi il nome è stato abbreviato), ossia la sostanza che ci ha
permesso di adattarci. Solo dopo aver compiuto dieci anni abbiamo saputo come
stavano le cose: prima, probabilmente, ci consideravano troppo piccoli per
capire, anche se non eravamo completamente all’oscuro. Appena siamo arrivati su
Marte, ci hanno spiegato tutto. – Bambini, finalmente siete a casa – ci
annunciò il Direttore, quando entrammo nella cupola di vetroresina costruita
apposta per noi. E poi aggiunse che più tardi ci sarebbe stata una riunione
speciale, importantissima, e che nessuno doveva mancare. E quella sera ci
raccontò ogni cosa e ci spiegò la faccenda per filo e per segno. Era in piedi
davanti a noi, e indossava un casco e una tuta spaziale riscaldata,
naturalmente, perché la temperatura, all’interno della cupola, era confortevole
per noi ma terribilmente fredda per lui, e inoltre non avrebbe potuto respirare
un’aria così rarefatta. La sua voce ci giungeva dall’interno del casco.
– Ragazzi – ci disse – siete a casa! Siamo su Marte, il pianeta dove
passerete il resto della vostra vita. Siete Marziani: i primi Marziani. Avete
trascorso cinque anni sulla Terra e altri cinque nello spazio, e ora vivrete
per dieci anni sotto questa cupola. Poi sarete adulti, e comincerete a uscire
all’esterno per periodi sempre più lunghi. Infine ve ne andrete, costruirete le
vostre case, vivrete la vostra vita, da veri Marziani. Vi sposerete tra voi e i
vostri figli vi assomiglieranno. E anche loro saranno Marziani. È ora, ormai,
che sappiate tutto sul prodigioso esperimento di cui siete parte.
E cominciò a raccontare. L’uomo, ci spiegò, aveva raggiunto Marte nel
1985. Il pianeta era risultato inabitabile e privo di vita intelligente nonostante
la presenza di una flora alquanto sviluppata e di alcune specie di insetti.
L’uomo poteva viverci solo se protetto dalle cupole di vetroresina: per uscirne
doveva indossare tute spaziali. Il clima era decisamente troppo freddo per gli
esseri umani, tranne che di giorno, e solo durante le stagioni più calde. Era
impossibile, inoltre, respirare un’aria tanto rarefatta, e la prolungata
esposizione al sole (i cui raggi erano particolarmente dannosi, perché non
filtrati dall’atmosfera, come sulla Terra) poteva risultare fatale. I vegetali,
per via della composizione chimica del tutto aliena, non erano commestibili, e
quindi bisognava ricorrere alle coltivazioni idroponiche, oppure importare il
cibo dalla Terra. I tentativi di colonizzare Marte durarono cinquant’anni, ma
ogni sforzo risultò inutile. Oltre alla nostra cupola, c’era soltanto un’altra
base, assai più piccola, a meno di un miglio di distanza. Pareva che la razza
umana non potesse vivere su nessuno dei pianeti del sistema solare, a parte la
Terra. Marte, infatti, era il meno inospitale fra essi, e se l’uomo non
riusciva a colonizzarlo sarebbe stato inutile tentare altrove. E poi, una
trentina d’anni prima, nel 2034, un geniale biochimico di nome Waymoth aveva
scoperto la Dattina, un farmaco miracoloso che non agiva sugli animali o sugli
uomini cui veniva iniettato ma sui loro figli, se concepiti entro un breve
intervallo di tempo dalla somministrazione. I bambini sarebbero stati capaci di
adattarsi praticamente a qualsiasi condizione di vita, purché il cambiamento
fosse graduale. Il dottor Waymoth aveva iniettato il farmaco a due porcellini
d’India, che poi si erano accoppiati e avevano avuto cinque piccoli. Facendo
vivere ciascuno di essi in condizioni diverse, e sottoponendoli a cambiamenti
graduali, si erano ottenuti risultati straordinari. Quando le cavie furono
adulte, una sopportava tranquillamente una temperatura di quaranta gradi sotto
zero, mentre un’altra era perfettamente a suo agio a centocinquanta gradi sopra
zero. La terza cresceva robusta con una dieta che sarebbe stata mortalmente
velenosa per un normale porcellino d’India, e la quarta viveva felice sotto un
bombardamento di raggi X capace di uccidere in pochi minuti entrambi i suoi
genitori. Esperimenti successivi, compiuti su numerose cucciolate, dimostrarono
che gli animali “adattati” si riproducevano regolarmente, e che i loro discendenti
ereditavano il condizionamento.
– Dieci anni dopo, cioè dieci anni fa – disse il Direttore – siete nati
voi, figli di genitori accuratamente selezionati fra quanti si offrirono
volontari per l’esperimento. E da quel momento siete cresciuti in condizioni
accuratamente controllate e sottoposti a cambiamenti graduali. A partire dalla
vostra nascita, avete respirato aria sempre più rarefatta, con una percentuale
d’ossigeno sempre più ridotta. I vostri polmoni hanno reagito dilatandosi e
aumentando la propria capacità, ed è per questo che avete il torace tanto più
ampio di quello dei vostri insegnanti e tutori; quando diverrete pienamente
adulti e respirerete aria simile a quella di Marte, la differenza sarà ancora
più evidente. Il vostro corpo si sta coprendo di peli, che vi permetteranno di
sopportare un freddo sempre più rigido. Già ora siete in grado di tollerare
senza problemi temperature che ucciderebbero in un attimo le persone normali.
Da quando avevate quattro anni le vostre governanti e i vostri insegnanti sono
stati costretti ad indossare speciali abiti protettivi per poter sopravvivere
nelle condizioni che per voi sono normali. Tra una decina d’anni vi sarete
completamente adattati al clima di Marte. Respirerete la sua aria, mangerete i
vegetali marziani. Troverete piacevoli le temperature medie del pianeta e
resisterete facilmente alle più basse. Sin d’ora, grazie ai cinque anni che
abbiamo trascorso nello spazio, l’attrazione gravitazionale marziana vi sembra
normale. Vivrete qui, popolerete un pianeta che ormai è il vostro. Anche se
siete figli della Terra, sarete i primi Marziani.
Molte di queste cose le sapevamo già.
L’ultimo anno è stato il migliore. L’aria all’interno della cupola era
quasi identica a quella esterna (tranne nei locali pressurizzati in cui
alloggiavano gli insegnanti) e ci hanno lasciato uscire per periodi sempre più
lunghi. È bello stare all’aperto. Durante gli ultimi mesi le regole che
prevedono vita separata per i due sessi sono state meno rigide, in modo da
incoraggiarci a scegliere un compagno, anche se ci hanno informato che non si
potranno celebrare matrimoni prima di aver superato gli ultimi controlli.
Scegliere, per me, non è stato difficile: ci pensavo già da molto tempo ed ero
convinto che anche lei condividesse i miei sentimenti. E non mi sbagliavo.
Domani è il giorno della nostra liberazione. Domani saremo Marziani, i primi
Marziani, e prenderemo il controllo del pianeta. Alcuni di noi sono impazienti,
e da un pezzo, ma la prudenza ha prevalso e abbiamo deciso di aspettare. Sono
vent’anni che aspettiamo, e sapremo attendere sino all’ultimo giorno. Cioè sino
a domani. Allora, ad un segnale convenuto, uccideremo i nostri insegnanti e gli
altri. Sarà facile, perché non sospettano nulla.
Sono anni, ormai, che nascondiamo i nostri
sentimenti: loro non sanno quanto li odiamo, e fino a che punto ci disgustano
quei corpi deformi, con le spalle strette e il torace striminzito, e quelle
sibilanti vocine, che hanno bisogno di essere amplificate per essere udite
nella nostra aria marziana. Ma soprattutto ci sembra orrenda la loro pelle
bianca, così pallida e priva di peli. Li uccideremo e poi distruggeremo l’altra
cupola, così anche i terrestri che vi abitano moriranno. Se dalla Terra
dovessero giungere altri uomini, con l’intenzione di punirci, ci nasconderemo
sulle colline: là non ci troveranno mai. E se tenteranno di costruire altre
cupole le ridurremo in briciole. Non vogliamo avere più niente a che fare con
la Terra. Questo è il nostro pianeta: alieni, alla larga! Vietato l’accesso!
TESTO ORIGINALE:
With no more room left on Earth, and with Mars
hanging up there empty of life,
somebody hit on the plan of starting a colony on the Red Planet. It meant changing the habits
and physical structure of the immigrants, but that worked out fine. In fact, every possible factor
was covered - except one of the flaws of human nature...
somebody hit on the plan of starting a colony on the Red Planet. It meant changing the habits
and physical structure of the immigrants, but that worked out fine. In fact, every possible factor
was covered - except one of the flaws of human nature...
Daptine is the secret of it. Adaptine, they called
it first; then it got shortened to daptine. It let us adapt.
They explained it all to us when we were ten years
old; I guess they thought we were too young to understand before then, although
we knew a lot of it already. They told us just after we landed on Mars.
"You're _home, children," the Head Teacher told us after we had gone into
the glassite dome they'd built for us there. And he told us there'd be a
special lecture for us that evening, an important one that we must all attend.
And that evening he told us the whole story and the
whys and wherefores. He stood up before us. He had to wear a heated space suit
and helmet, of course, because the temperature in the dome was comfortable for
us but already freezing cold for him and the air was already too thin for him to
breathe. His voice came to us by radio from inside his helmet.
"Children," he said, "you are home.
This is Mars, the planet on which you will spend the rest of your lives. You
are Martians, the first Martians. You have lived five years on Earth and
another five in space. Now you will spend ten years, until you are adults, in
this dome, although toward the end of that time you will be allowed to spend increasingly
long periods outdoors. "Then you will go forth and make your own homes,
live your own lives, as Martians. You will intermarry and your children will
breed true. They too will be Martians. It is time you were told the history of
this great experiment of which each of you is a part."
Then he told us.
Man, he said, had first reached Mars in 1985. It had
been uninhabited by intelligent life (there is plenty of plant life and a few
varieties of non-flying insects) and he had found it by terrestrial standards uninhabitable.
Man could survive on Mars only by living inside glassite domes and wearing
space suits when he went outside of them. Except by day in the warmer seasons
it was too cold for him. The air was too thin for him to breathe and long
exposure to sunlight--less filtered of rays harmful to him than on Earth
because of the lesser atmosphere… could kill him. The plants were chemically alien
to him and he could not eat them; he had to bring all his food from Earth or
grow it in hydroponic tanks. For fifty years he had tried to colonize Mars and
all his efforts had failed. Besides this dome which had been built for us there
was only one other outpost, another glassite dome much smaller and less than a
mile away.
It had looked as though mankind could never spread
to the other planets of the solar system besides Earth for of all of them Mars
was the least inhospitable; if he couldn't live here there was no use even
trying to colonize the others. And then, in 2034, thirty years ago, a brilliant
biochemist named Waymoth had discovered daptine. A miracle drug that worked not
on the animal or person to whom it was given, but on the progeny he conceived during
a limited period of time after inoculation. It gave his progeny almost limitless
adaptability to changing conditions, provided the changes were made gradually. Dr.
Waymoth had inoculated and then mated a pair of guinea pigs; they had borne a
litter of five and by placing each member of the litter under different and
gradually changing conditions, he had obtained amazing results. When they
attained maturity one of those guinea pigs was living comfortably at a
temperature of forty below zero Fahrenheit, another was quite happy at a
hundred and fifty above. A third was thriving on a diet that would have been
deadly poison for an ordinary animal and a fourth was contented under a
constant X-ray bombardment that would have killed one of its parents within
minutes. Subsequent experiments with many litters showed that animals who had been
adapted to similar conditions bred true and their progeny was conditioned from
birth to live under those conditions.
"Ten years later, ten years ago," the Head
Teacher told us, "you children were born. Born of parents carefully
selected from those who volunteered for the experiment. And from birth you have
been brought up under carefully controlled and gradually changing conditions. From
the time you were born the air you have breathed has been very gradually
thinned and its oxygen content reduced. Your lungs have compensated by becoming
much greater in capacity, which is why your chests are so much larger than
those of your teachers and attendants; when you are fully mature and are breathing
air like that of Mars, the difference will be even greater. Your bodies are
growing fur to enable you to stand the increasing cold. You are comfortable now
under conditions which would kill ordinary people quickly. Since you were four
years old your nurses and teachers have had to wear special protection to
survive conditions that seem normal to you. In another ten years, at maturity,
you will be completely acclimated to Mars. Its air will be your air; its food
plants your food. Its extremes of temperature will be easy for you to endure
and its median temperatures pleasant to you. Already, because of the five years
we spent in space under gradually decreased gravitational pull, the gravity of
Mars seems normal to you. It will be your planet, to live on and to populate.
You are the children of Earth but you are the first Martians."
Of course we had known a lot of those things
already.
The last year was the best. By then the air inside
the dome - except for the pressurized parts where our teachers and attendants
live - was almost like that outside, and we were allowed out for increasingly
long periods. It is good to be in the open. The last few months they relaxed
segregation of the sexes so we could begin choosing mates, although they told
us there is to be no marriage until after the final day, after our full
clearance. Choosing was not difficult in my case. I had made my choice long
since and I'd felt sure that she felt the same way; I was right. Tomorrow is
the day of our freedom. Tomorrow we will be Martians, the first Martians.
Tomorrow we shall take over the planet. Some among us are impatient, have been
impatient for weeks now, but wiser counsel prevailed and we are waiting. We
have waited twenty years and we can wait until the final day. And tomorrow is
the final day. Tomorrow, at a signal, we will kill the teachers and the other
Earthmen among us before we go forth. They do not suspect, so it will be easy.
We have dissimulated for years now, and they do not
know how we hate them. They do not know how disgusting and hideous we find
them, with their ugly misshapen bodies, so narrow-shouldered and tiny-chested, their
weak sibilant voices that need amplification to carry in our Martian air, and
above all their white pasty hairless skins. We shall kill them and then we
shall go and smash the other dome so all the Earthmen there will die too. If
more Earthmen ever come to punish us, we can live and hide in the hills where
they'll never find us. And if they try to build more domes here we'll smash
them. We want no more to do with Earth. This is our planet and we want no
aliens. Keep off!
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