Come nel racconto del post
precedente, anche in questo (anch’esso del 1954) Brown si interroga
sull’esistenza di Dio. Se nel racconto precedente Dio esiste in quanto
immaginazione, in questo esiste semplicemente perché abbiamo la facoltà di
nominarlo.
Dopo la traduzione italiana
(fatta da Carlo Fruttero, e contenuta nell’einaudiana “L’ora di fantascienza”),
trovi il testo originale, intitolato “Answer”.
Con gesti lenti e solenni Dwar Ev procedette alla saldatura – in oro –
degli ultimi due fili. Gli occhi di venti telecamere erano fissi su di lui e le
onde subeteriche portarono da un angolo all’altro dell’universo venti diverse
immagini della cerimonia.
Si rialzò, con un cenno del capo a Dwar Reyn, e s’accostò alla leva
dell’interruttore generale: la leva che avrebbe collegato, in un colpo solo,
tutte le gigantesche calcolatrici elettroniche di tutti i pianeti abitati
dell’universo – novantasei miliardi di pianeti – formando il supercircuito da
cui sarebbe uscita la supercalcolatrice, un’unica macchina cibernetica
racchiudente tutto il sapere di tutte le galassie.
Dwar Reyn rivolse un breve discorso agli innumerevoli miliardi di
spettatori. Poi, dopo un attimo di silenzio, disse: «Tutto è pronto, Dwar Ev».
Dwar Ev abbassò la leva. Si udì un formidabile ronzio che concentrava
tutta la potenza, tutta l’energia di novantasei miliardi di pianeti. Grappoli
di luci multicolori lampeggiarono sull’immenso quadro, poi, una dopo l’altra,
si attenuarono.
Dwar Ev fece un passo indietro e trasse un profondo respiro.
«L’onore di porre la prima domanda spetta a te, Dwar Reyn.»
«Grazie» disse Dwar Reyn. «Sarà una domanda cui nessuna macchina
cibernetica ha potuto, da sola, rispondere.»
Tornò a voltarsi verso la macchina.
«C’è Dio?»
L’immensa voce rispose senza esitazione, senza il minimo crepitio di
valvole o condensatori. «Sì: adesso,
Dio c’è.»
Il terrore sconvolse la faccia di Dwar Ev, che si slanciò verso il quadro
di comando.
Un fulmine sceso dal cielo senza nubi lo incenerì, e fuse la leva
inchiodandola per sempre al suo posto.
TESTO ORIGINALE:
Dwan Ev ceremoniously soldered the final connection with gold. The eyes
of a dozen television cameras watched him and the subether bore throughout the
universe a dozen pictures of what he was doing.
He straightened and nodded to Dwar Reyn, then moved to a position beside
the switch that would complete the contact when he threw it. The switch that
would connect, all at once, all of the monster computing machines of all the
populated planets in the universe - ninety-six billion planets - into the
supercircuit that would connect them all into one supercalculator, one
cybernetics machine that would combine all the knowledge of all the galaxies.
Dwar Reyn spoke briefly to the watching and listening trillions. Then after
a moment's silence he said: "Now, Dwar Ev."
Dwar Ev threw the switch. There was a mighty hum, the surge of power from
ninety-six billion planets. Lights flashed and quieted along the miles-long
panel.
Dwar Ev stepped back and drew a deep breath. "The honor of asking
the first question is yours, Dwar Reyn."
"Thank you," said Dwar Reyn. "It shall be a question which
no single cybernetics machine has been able to answer."
He turned to face the machine. "Is there a God?"
The mighty voice answered without hesitation, without the clicking of a
single relay.
"Yes, now there is a
God."
Sudden fear flashed on the face of Dwar Ev. He leaped to grab the switch.
A bolt of lightning from the cloudless sky struck him down and fused the
switch shut.
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