Può la fantascienza
occuparsi di Dio? Certo che può! Lo dimostrano questo racconto (e quello del
prossimo post), in cui Brown non si fa scrupolo di chiamare il protagonista con
il nome di Walter B. Jehovah!
Il racconto venne pubblicato
nel 1954; trovi il testo originale, intitolato “Solipsist”, dopo la traduzione
in italiano.
Walter B. Jehovah (non ve la prendete con me, si chiamava davvero così)
era stato un solipsista per tutta la vita. Un solipsista, nel caso non lo
sappiate, è un tale che crede di essere la sola cosa veramente esistente, che
l’altra gente e l’universo generale esistono solo nella sua immaginazione e che
se lui smettesse di immaginarli cesserebbero d’esistere.
Un giorno, Walter B. Jehovah diventò solipsista militante. Nel giro di
una settimana, sua moglie era scappata con un altro uomo, lui aveva perso il
posto di magazziniere e si era rotto una gamba correndo dietro a un gatto nero
per impedirgli di attraversargli la strada.
Mentre era in ospedale, decise di farla finita.
Guardando fuori della finestra, fissò le stelle e volle che cessassero
d’esistere. Le stelle sparirono.
Volle poi che tutta l’altra gente cessasse d’esistere, e l’ospedale si
fece stranamente silenzioso, ancor più silenzioso del solito.
Passò poi al mondo, e si ritrovò sospeso nel vuoto.
Con la stessa facilità si liberò del proprio corpo, e poi giunse
finalmente ad annullare sé stesso.
Strano, Walter B. Jehovah pensò. Possibile che il solipsismo abbia dei
limiti?
"Sì" disse una voce.
"Chi sei?" chiese Walter B. Jehovah.
"Sono quello che ha creato l’universo che tu hai appena fatto
sparire, e adesso che hai preso il mio posto…" ci fu un profondo sospiro,
"posso finalmente cessare la mia stessa esistenza, trovare la pace e
lasciare che sia tu a continuare."
"Ma…come si fa a cessare d’esistere? È proprio questo che sto
cercando di fare!"
"Sì, lo so" disse la voce. "Devi fare come ho fatto io:
crea un universo, e aspetta finché non verrà uno come te ad annullarlo, poi
potrai andare in pensione e lasciare che sia lui a continuare. Be',
addio."
E la voce sparì.
Walter B. Jehovah era solo nel vuoto, e c’era una sola cosa che potesse
fare.
Creò il cielo e la terra.
Gli ci vollero sette giorni.
TESTO ORIGINALE:
Walter B. Jehovah, for whose name I make no apology since it really was
his name, had been a solipsist all his life. A solipsist, in case you don't
happen to know the word, is one who believes that he himself is the only thing
that really exists, that other people and the universe in general exist only in
his imagination, and that if he quit imagining them, they would cease to exist.
One day, Walter B. Jehovah became a practicing solipsist. Within a week,
his wife had run away with another man, he'd lost his job as a shipping clerk
and he had broken his leg chasing a black cat to keep it from crossing his
path.
He decided, in a hospital, to end it all.
Looking out the window, staring up at the stars, he wished them out of
existence, and they weren't there anymore. Then he wished all other people out
of existence, and the hospital became strangely quiet, even for a hospital.
Next the world, and he found himself suspended in a void. He got rid of his
body quite easily and then took the final step of willing himself out of
existence.
Nothing happened.
Strange, he thought, can there be a limit to solipsism?
"Yes," a voice said.
"Who are you??" Walter B. Jehovah asked.
"I am the one who created the universe which you have just willed
out of existence. And now that you have taken my place" - there was a deep
sigh - "I can finally cease my own existence, find oblivion, and let you
take over."
"But… how can I cease to exist? That's what I'm trying to do, you
know."
"Yes, I know," said the voice. "You must do it the same
way I did. Create a universe. Wait until someone in it really believes what you
believed and wills it out of existence. Then you can retire and let him take
over. Good-bye now."
And the voice was gone. Walter B. Jehovah was alone in the void an there
was only one thing he could do. He created the heaven and the earth.
It took him seven days.
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