sabato 10 marzo 2018

170 Vietato l'accesso (di Fredric Brown)



La terra è sovraffollata, mentre Marte è deserto: perché non andarci a vivere? Ma come si può fare, considerato che la sua atmosfera è mortale per l’uomo? Modificando la struttura fisica di coloro che andranno a vivere sul Pianeta Rosso; però la struttura morale… quella non è stata considerata.
Pubblicato nel 1954 con il titolo di “Keep Out”, questo racconto ha un finale per certi versi simile a quello di “Sentinella”, ma introduce anche dei nuovi significati decisamente pessimistici.

Senza più spazio sulla Terra, e con Marte appeso lì vuoto di vita,
qualcuno ha avuto l’idea di avviare una colonia sul Pianeta Rosso.
Ciò ha implicato cambiare le abitudini e la struttura fisica degli immigrati, ma tutto è andato bene.
In effetti, ogni possibile fattore era stato incluso – tranne uno dei difetti della natura umana ....

Il segreto di tutto è la Dattina (o Adattina, come la chiamavano all’inizio: poi il nome è stato abbreviato), ossia la sostanza che ci ha permesso di adattarci. Solo dopo aver compiuto dieci anni abbiamo saputo come stavano le cose: prima, probabilmente, ci consideravano troppo piccoli per capire, anche se non eravamo completamente all’oscuro. Appena siamo arrivati su Marte, ci hanno spiegato tutto. – Bambini, finalmente siete a casa – ci annunciò il Direttore, quando entrammo nella cupola di vetroresina costruita apposta per noi. E poi aggiunse che più tardi ci sarebbe stata una riunione speciale, importantissima, e che nessuno doveva mancare. E quella sera ci raccontò ogni cosa e ci spiegò la faccenda per filo e per segno. Era in piedi davanti a noi, e indossava un casco e una tuta spaziale riscaldata, naturalmente, perché la temperatura, all’interno della cupola, era confortevole per noi ma terribilmente fredda per lui, e inoltre non avrebbe potuto respirare un’aria così rarefatta. La sua voce ci giungeva dall’interno del casco. 
– Ragazzi – ci disse – siete a casa! Siamo su Marte, il pianeta dove passerete il resto della vostra vita. Siete Marziani: i primi Marziani. Avete trascorso cinque anni sulla Terra e altri cinque nello spazio, e ora vivrete per dieci anni sotto questa cupola. Poi sarete adulti, e comincerete a uscire all’esterno per periodi sempre più lunghi. Infine ve ne andrete, costruirete le vostre case, vivrete la vostra vita, da veri Marziani. Vi sposerete tra voi e i vostri figli vi assomiglieranno. E anche loro saranno Marziani. È ora, ormai, che sappiate tutto sul prodigioso esperimento di cui siete parte.
E cominciò a raccontare. L’uomo, ci spiegò, aveva raggiunto Marte nel 1985. Il pianeta era risultato inabitabile e privo di vita intelligente nonostante la presenza di una flora alquanto sviluppata e di alcune specie di insetti. L’uomo poteva viverci solo se protetto dalle cupole di vetroresina: per uscirne doveva indossare tute spaziali. Il clima era decisamente troppo freddo per gli esseri umani, tranne che di giorno, e solo durante le stagioni più calde. Era impossibile, inoltre, respirare un’aria tanto rarefatta, e la prolungata esposizione al sole (i cui raggi erano particolarmente dannosi, perché non filtrati dall’atmosfera, come sulla Terra) poteva risultare fatale. I vegetali, per via della composizione chimica del tutto aliena, non erano commestibili, e quindi bisognava ricorrere alle coltivazioni idroponiche, oppure importare il cibo dalla Terra. I tentativi di colonizzare Marte durarono cinquant’anni, ma ogni sforzo risultò inutile. Oltre alla nostra cupola, c’era soltanto un’altra base, assai più piccola, a meno di un miglio di distanza. Pareva che la razza umana non potesse vivere su nessuno dei pianeti del sistema solare, a parte la Terra. Marte, infatti, era il meno inospitale fra essi, e se l’uomo non riusciva a colonizzarlo sarebbe stato inutile tentare altrove. E poi, una trentina d’anni prima, nel 2034, un geniale biochimico di nome Waymoth aveva scoperto la Dattina, un farmaco miracoloso che non agiva sugli animali o sugli uomini cui veniva iniettato ma sui loro figli, se concepiti entro un breve intervallo di tempo dalla somministrazione. I bambini sarebbero stati capaci di adattarsi praticamente a qualsiasi condizione di vita, purché il cambiamento fosse graduale. Il dottor Waymoth aveva iniettato il farmaco a due porcellini d’India, che poi si erano accoppiati e avevano avuto cinque piccoli. Facendo vivere ciascuno di essi in condizioni diverse, e sottoponendoli a cambiamenti graduali, si erano ottenuti risultati straordinari. Quando le cavie furono adulte, una sopportava tranquillamente una temperatura di quaranta gradi sotto zero, mentre un’altra era perfettamente a suo agio a centocinquanta gradi sopra zero. La terza cresceva robusta con una dieta che sarebbe stata mortalmente velenosa per un normale porcellino d’India, e la quarta viveva felice sotto un bombardamento di raggi X capace di uccidere in pochi minuti entrambi i suoi genitori. Esperimenti successivi, compiuti su numerose cucciolate, dimostrarono che gli animali “adattati” si riproducevano regolarmente, e che i loro discendenti ereditavano il condizionamento.
– Dieci anni dopo, cioè dieci anni fa – disse il Direttore – siete nati voi, figli di genitori accuratamente selezionati fra quanti si offrirono volontari per l’esperimento. E da quel momento siete cresciuti in condizioni accuratamente controllate e sottoposti a cambiamenti graduali. A partire dalla vostra nascita, avete respirato aria sempre più rarefatta, con una percentuale d’ossigeno sempre più ridotta. I vostri polmoni hanno reagito dilatandosi e aumentando la propria capacità, ed è per questo che avete il torace tanto più ampio di quello dei vostri insegnanti e tutori; quando diverrete pienamente adulti e respirerete aria simile a quella di Marte, la differenza sarà ancora più evidente. Il vostro corpo si sta coprendo di peli, che vi permetteranno di sopportare un freddo sempre più rigido. Già ora siete in grado di tollerare senza problemi temperature che ucciderebbero in un attimo le persone normali. Da quando avevate quattro anni le vostre governanti e i vostri insegnanti sono stati costretti ad indossare speciali abiti protettivi per poter sopravvivere nelle condizioni che per voi sono normali. Tra una decina d’anni vi sarete completamente adattati al clima di Marte. Respirerete la sua aria, mangerete i vegetali marziani. Troverete piacevoli le temperature medie del pianeta e resisterete facilmente alle più basse. Sin d’ora, grazie ai cinque anni che abbiamo trascorso nello spazio, l’attrazione gravitazionale marziana vi sembra normale. Vivrete qui, popolerete un pianeta che ormai è il vostro. Anche se siete figli della Terra, sarete i primi Marziani.
Molte di queste cose le sapevamo già.
L’ultimo anno è stato il migliore. L’aria all’interno della cupola era quasi identica a quella esterna (tranne nei locali pressurizzati in cui alloggiavano gli insegnanti) e ci hanno lasciato uscire per periodi sempre più lunghi. È bello stare all’aperto. Durante gli ultimi mesi le regole che prevedono vita separata per i due sessi sono state meno rigide, in modo da incoraggiarci a scegliere un compagno, anche se ci hanno informato che non si potranno celebrare matrimoni prima di aver superato gli ultimi controlli. Scegliere, per me, non è stato difficile: ci pensavo già da molto tempo ed ero convinto che anche lei condividesse i miei sentimenti. E non mi sbagliavo. Domani è il giorno della nostra liberazione. Domani saremo Marziani, i primi Marziani, e prenderemo il controllo del pianeta. Alcuni di noi sono impazienti, e da un pezzo, ma la prudenza ha prevalso e abbiamo deciso di aspettare. Sono vent’anni che aspettiamo, e sapremo attendere sino all’ultimo giorno. Cioè sino a domani. Allora, ad un segnale convenuto, uccideremo i nostri insegnanti e gli altri. Sarà facile, perché non sospettano nulla.
Sono anni, ormai, che nascondiamo i nostri sentimenti: loro non sanno quanto li odiamo, e fino a che punto ci disgustano quei corpi deformi, con le spalle strette e il torace striminzito, e quelle sibilanti vocine, che hanno bisogno di essere amplificate per essere udite nella nostra aria marziana. Ma soprattutto ci sembra orrenda la loro pelle bianca, così pallida e priva di peli. Li uccideremo e poi distruggeremo l’altra cupola, così anche i terrestri che vi abitano moriranno. Se dalla Terra dovessero giungere altri uomini, con l’intenzione di punirci, ci nasconderemo sulle colline: là non ci troveranno mai. E se tenteranno di costruire altre cupole le ridurremo in briciole. Non vogliamo avere più niente a che fare con la Terra. Questo è il nostro pianeta: alieni, alla larga! Vietato l’accesso!


TESTO ORIGINALE:

With no more room left on Earth, and with Mars hanging up there empty of life,
somebody hit on the plan of starting a colony on the Red Planet. It meant changing the habits
and physical structure of the immigrants, but that worked out fine. In fact, every possible factor
was covered - except one of the flaws of human nature...

Daptine is the secret of it. Adaptine, they called it first; then it got shortened to daptine. It let us adapt.
They explained it all to us when we were ten years old; I guess they thought we were too young to understand before then, although we knew a lot of it already. They told us just after we landed on Mars. "You're _home, children," the Head Teacher told us after we had gone into the glassite dome they'd built for us there. And he told us there'd be a special lecture for us that evening, an important one that we must all attend.
And that evening he told us the whole story and the whys and wherefores. He stood up before us. He had to wear a heated space suit and helmet, of course, because the temperature in the dome was comfortable for us but already freezing cold for him and the air was already too thin for him to breathe. His voice came to us by radio from inside his helmet.
"Children," he said, "you are home. This is Mars, the planet on which you will spend the rest of your lives. You are Martians, the first Martians. You have lived five years on Earth and another five in space. Now you will spend ten years, until you are adults, in this dome, although toward the end of that time you will be allowed to spend increasingly long periods outdoors. "Then you will go forth and make your own homes, live your own lives, as Martians. You will intermarry and your children will breed true. They too will be Martians. It is time you were told the history of this great experiment of which each of you is a part."
Then he told us.
Man, he said, had first reached Mars in 1985. It had been uninhabited by intelligent life (there is plenty of plant life and a few varieties of non-flying insects) and he had found it by terrestrial standards uninhabitable. Man could survive on Mars only by living inside glassite domes and wearing space suits when he went outside of them. Except by day in the warmer seasons it was too cold for him. The air was too thin for him to breathe and long exposure to sunlight--less filtered of rays harmful to him than on Earth because of the lesser atmosphere… could kill him. The plants were chemically alien to him and he could not eat them; he had to bring all his food from Earth or grow it in hydroponic tanks. For fifty years he had tried to colonize Mars and all his efforts had failed. Besides this dome which had been built for us there was only one other outpost, another glassite dome much smaller and less than a mile away.
It had looked as though mankind could never spread to the other planets of the solar system besides Earth for of all of them Mars was the least inhospitable; if he couldn't live here there was no use even trying to colonize the others. And then, in 2034, thirty years ago, a brilliant biochemist named Waymoth had discovered daptine. A miracle drug that worked not on the animal or person to whom it was given, but on the progeny he conceived during a limited period of time after inoculation. It gave his progeny almost limitless adaptability to changing conditions, provided the changes were made gradually. Dr. Waymoth had inoculated and then mated a pair of guinea pigs; they had borne a litter of five and by placing each member of the litter under different and gradually changing conditions, he had obtained amazing results. When they attained maturity one of those guinea pigs was living comfortably at a temperature of forty below zero Fahrenheit, another was quite happy at a hundred and fifty above. A third was thriving on a diet that would have been deadly poison for an ordinary animal and a fourth was contented under a constant X-ray bombardment that would have killed one of its parents within minutes. Subsequent experiments with many litters showed that animals who had been adapted to similar conditions bred true and their progeny was conditioned from birth to live under those conditions.
"Ten years later, ten years ago," the Head Teacher told us, "you children were born. Born of parents carefully selected from those who volunteered for the experiment. And from birth you have been brought up under carefully controlled and gradually changing conditions. From the time you were born the air you have breathed has been very gradually thinned and its oxygen content reduced. Your lungs have compensated by becoming much greater in capacity, which is why your chests are so much larger than those of your teachers and attendants; when you are fully mature and are breathing air like that of Mars, the difference will be even greater. Your bodies are growing fur to enable you to stand the increasing cold. You are comfortable now under conditions which would kill ordinary people quickly. Since you were four years old your nurses and teachers have had to wear special protection to survive conditions that seem normal to you. In another ten years, at maturity, you will be completely acclimated to Mars. Its air will be your air; its food plants your food. Its extremes of temperature will be easy for you to endure and its median temperatures pleasant to you. Already, because of the five years we spent in space under gradually decreased gravitational pull, the gravity of Mars seems normal to you. It will be your planet, to live on and to populate. You are the children of Earth but you are the first Martians."
Of course we had known a lot of those things already.
The last year was the best. By then the air inside the dome - except for the pressurized parts where our teachers and attendants live - was almost like that outside, and we were allowed out for increasingly long periods. It is good to be in the open. The last few months they relaxed segregation of the sexes so we could begin choosing mates, although they told us there is to be no marriage until after the final day, after our full clearance. Choosing was not difficult in my case. I had made my choice long since and I'd felt sure that she felt the same way; I was right. Tomorrow is the day of our freedom. Tomorrow we will be Martians, the first Martians. Tomorrow we shall take over the planet. Some among us are impatient, have been impatient for weeks now, but wiser counsel prevailed and we are waiting. We have waited twenty years and we can wait until the final day. And tomorrow is the final day. Tomorrow, at a signal, we will kill the teachers and the other Earthmen among us before we go forth. They do not suspect, so it will be easy.
We have dissimulated for years now, and they do not know how we hate them. They do not know how disgusting and hideous we find them, with their ugly misshapen bodies, so narrow-shouldered and tiny-chested, their weak sibilant voices that need amplification to carry in our Martian air, and above all their white pasty hairless skins. We shall kill them and then we shall go and smash the other dome so all the Earthmen there will die too. If more Earthmen ever come to punish us, we can live and hide in the hills where they'll never find us. And if they try to build more domes here we'll smash them. We want no more to do with Earth. This is our planet and we want no aliens. Keep off!




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