mercoledì 21 giugno 2017

73 Undici favole con protagonisti vari animali (di Esopo)



I GALLI E LA PERNICE

Un uomo, che aveva un pollaio ben fornito di galli, trovò in vendita una pernice domestica e, dopo averla acquistata, se la portò a casa con l’intenzione di allevarla assieme ai polli. Ma questi la presero a beccate e la scacciarono, per cui la pernice era profondamente triste, pensando che la disprezzassero perché apparteneva a un’altra razza. Poco tempo dopo, però, vide i galli battersi tra loro e non abbandonare la lotta prima di essersi inferti reciprocamente sanguinose ferite. «Come posso affliggermi ancora per le loro percosse» si disse allora la pernice, «quando mi accorgo che non si risparmiano neppure tra di loro?»
La favola dimostra che gli uomini saggi sopportano serenamente le offese degli altri, se si rendono conto che questi non risparmiano nemmeno i loro consanguinei.

L’ORSO E LA VOLPE

L’orso si vantava in lungo e in largo di essere un amico dell’uomo, perché non divorava i cadaveri. «Magari tu facessi a pezzi i morti e lasciassi in pace i vivi!» lo rimbeccò la volpe.
Questa favola denuncia gli arroganti che vivono nell’ipocrisia e nella vanagloria.

I TRE BUOI E IL LEONE

Tre buoi vivevano sempre insieme e un leone, che voleva mangiarseli, non ci riusciva a causa della loro concordia. Incominciò quindi a seminar zizzania tra loro con una serie di menzogne, finché li separò l’uno dall’altro. E così, affrontandoli separatamente, poté sbranarli uno alla volta.
Se vuoi una vita assolutamente priva di pericoli, non dar retta ai nemici, ma presta fede agli amici e fa’ in modo di conservarli.

 L’UCCELLINO E IL PIPISTRELLO

In una gabbia appesa a una finestra un uccellino, durante la notte, cantava. Un pipistrello, che aveva udito i suoi gorgheggi, gli si avvicinò e gli chiese per quale motivo stesse in silenzio di giorno e cinguettasse invece nelle ore notturne. «Ho le mie buone ragioni per comportarmi così» rispose l’uccellino, «perché sono stato catturato mentre cantavo in pieno giorno e da quel momento mi sono fatto prudente». E il pipistrello: «Non devi stare in guardia desso, quando non ti è di nessuna utilità: avresti dovuto farlo allora, prima che ti catturassero!».
La favola dimostra che a nulla vale pentirsi dopo che si è verificata una disgrazia.

LA DONNA E LA GALLINA

Una vedova aveva una gallina che le donava un uovo al giorno. Una volta pensò: «Se aumento la quantità di grano che le do da mangiare, mi sfornerà ogni giorno due uova!». E così fece. Ma la gallina ingrassò tanto che non fu più in grado di darle nemmeno quell’unico uovo.
La favola dimostra che quanti per avidità aspirano ad avere di più perdono anche ciò che hanno a portata di mano.

IL NIBBIO E IL SERPENTE

Un nibbio ghermì un serpente e si alzò in volo. Ma la sua vittima si rivoltò e lo morse, per cui entrambi precipitarono giù dall’alto e il nibbio morì. «Perché sei stato tanto pazzo da voler aggredire chi non ti faceva niente di male?» gli disse il serpente. «Quello che ti è toccato non è che la giusta punizione per avermi rapito».
Chi si comporta da prepotente e maltratta i più deboli, allorché incappa in uno più forte di lui paga, quando meno se l’aspetta, anche i torti commessi in passato.

IL GAMBERO E SUA MADRE

«Non camminare di traverso» continuava a ripetere la madre al gambero, «e smettila di sfregare i fianchi contro le rocce umide!». «Ma se vuoi che impari, mamma» sbottò il figlio, «comincia tu a camminare diritto e io, guardando come fai, cercherò di imitarti».
Quelli che rimproverano gli altri devono prima di tutto vivere onestamente e rigare dritto, e solo allora potranno insegnare a fare lo stesso.

LE CHIOCCIOLE

Il figlio di un contadino arrostiva delle chiocciole. «Brutte bestie» esclamò all’udirle crepitare, «le vostre case bruciano, e voi cantate?».
La favola dimostra che tutto ciò che si fa fuori tempo è degno di biasimo.

LA ZANZARA E IL LEONE

La zanzara si recò dal leone e gli disse: «Non mi fai paura e non sei più forte di me. E se non sei d’accordo, dimmi in che cosa consiste la tua forza. Nel fatto che graffi con gli artigli e azzanni con i denti? Ma questo lo fa anche una donna che litiga con il marito! Io invece sono molto più forte di te. Se vuoi, veniamo subito a battaglia». E la zanzara, suonata la tromba, si precipitò contro il leone, pungendolo sul muso, intorno alle narici, dove non ha peli. La belva, dal canto suo, non faceva che straziarsi da sola con le unghie, finché rinunciò alla lotta. Dopo la vittoria sul leone, la zanzara suonò la tromba e canto un epinicio (1). Ma, appena si fu alzata in volo, s’impigliò nella tela di un ragno e, mentre quello la succhiava, gemette: «Io, che ho combattuto con i più potenti, sono vittima di un insetto insignificante com’è il ragno!».

LA ZANZARA E IL TORO

Una zanzara si posò sul corno di un toro e vi si trattenne a lungo. Al momento di volar via, chiese al toro se aveva voglia che finalmente se ne andasse. E quello: «Non ti ho sentito quando sei arrivata, e non ti sentirò se te ne andrai».
Questa favola potrebbe essere usata a proposito di un uomo da poco che, ci sia o non ci sia, non è né di danno né di utilità.

LE LEPRI E LE RANE

Un giorno le lepri si riunirono a deplorare una con l’altra la loro vita, che è precaria e piena di paure, perché questi animali sono braccati dagli uomini, dai cani, dalle aquile e da molti altri predatori. Perciò, dicevano, era meglio per loro morire una buona volta che passare l’intera esistenza nel panico. Presa questa risoluzione si precipitarono tutte insieme verso lo stagno, per buttarvisi dentro e annegare. All’udire il frastuono della loro corsa, alcune rane che si trovavano sulle sponde dello stagno saltarono subito nell’acqua e una delle lepri, che sembrava più perspicace delle altre, osservo: «Fermatevi, amiche mie, non fatevi del male, perché, come vedete, esistono degli animali addirittura più paurosi di noi».
La favola dimostra che gli sfortunati si consolano al vedere altri che stanno peggio di loro.

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(1) Gli epinici erano componimenti lirici che celebravano le vittorie degli atleti nei giochi panellenici e venivano eseguiti da un coro sul luogo delle gare o, più spesso, in occasione dei festeggiamenti al ritorno dell’atleta in patria.





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