venerdì 30 giugno 2017

82 Nove favole con protagonisti dei cani (di Esopo)




I DUE CANI

Un uomo che aveva due cani ne addestrò uno alla caccia, mentre fece dell’altro un cane da guardia. Ogni volta che quello da caccia usciva in cerca di prede e catturava qualcosa, il padrone gettava una parte del bottino anche all’altro. Ma il cane da caccia finì per indignarsi e si mise a rimproverare il compagno, il quale, mentre lui per parte sua andava fuori ad affannarsi tutto il santo giorno, senza far niente godeva di quella fatiche. «Non lamentarti con me» replicò il cane da guardia, «prenditela piuttosto con il padrone, che non mi ha insegnato a lavorare, ma a vivere dei frutti del lavoro altrui».
Nello stesso modo i ragazzi pigri non vanno rimproverati, se sono resi tali dai genitori.

LE CAGNE AFFAMATE

Delle cagne affamate videro che in un fiume erano state messe a bagno alcune pelli e, siccome non riuscivano a raggiungerle, decisero tra loro di bere prima tutta l’acqua per poter arrivare in seguito fino ad esse. Ma andò a finire che, bevi e bevi, scoppiarono prima di aver raggiunto le pelli.
Così alcuni, nella speranza di un guadagno, si sottopongono a fatiche pericolose e, prima di aver ottenuto ciò che vogliono, si rovinano.

IL CANE INVITATO A PRANZO o L’UOMO E IL CANE

Un tale preparava un banchetto per invitare un suo intimo amico. Anche il suo cane chiamò un altro cane, dicendogli: «Amico mio, vieni a pranzo da me». Quello andò e, al colmo della felicità, si fermò ad ammirare l’immensa tavola imbandita, esclamando in cuor suo: “Accidenti! che po’ po’ di festino mi si offre ora all’improvviso! Mi rimpinzerò, mangerò fino alla nausea, tanto che per tutto domani non sentirò neanche un briciolo di fame”. Il cane faceva queste considerazioni tra sé e sé e intanto scodinzolava, perché si fidava ciecamente del suo ospite. Ma il cuoco, quando lo vide dimenare la coda di qua e di là, lo afferrò per le zampe e lo gettò all’istante fuori della finestra. La povera bestia riprese la via di casa con alti guaiti. Lungo la strada incontrò degli altri cani e uno di loro gli chiese: «Come hai pranzato, amico?». E lui: «Ho bevuto così tanto, ma così tanto, ed ero così ubriaco, che non so neppure da quale parte sono uscito!».
La favola dimostra che non bisogna fidarsi di quanti promettono di fare del bene con i mezzi degli altri.

IL CANE, IL GALLO E LA VOLPE

Un cane e un gallo avevano stretto amicizia e facevano un viaggio insieme. Al calar della sera, il gallo salì a dormire su un albero, mentre il cane si sistemò ai piedi della pianta, che era cava. Quando era ancora buio, secondo la sua abitudine il gallo cantò e una volpe, attirata da quel suono, si affrettò nella direzione da cui proveniva, fermandosi proprio sotto la pianta. «Scendi da me» si mise a pregare, «perché voglio abbracciare un animale che ha una così bella voce». Il gallo le rispose di svegliare prima il portinaio, che dormiva ai piedi dell’albero, perché sarebbe venuto giù quando quello gli avesse aperto. Ma, appena la volpe tentò di chiamarlo, il cane balzò in piedi all’improvviso e la fece a pezzi.
La favola dimostra che gli uomini assennati, quando vengono aggrediti dai nemici, riescono con l’inganno a indirizzarli contro avversari più forti.

IL CANE E LA LEPRE

Un cane da caccia, che aveva catturato una lepre, continuava ora a morderla, ora a leccarle le labbra. «Ehi, tu, smettila di mordermi, oppure di baciarmi» gli disse la lepre, spossata, «in modo che io possa sapere se sei mio nemico o mio amico».
La favola è adatta per gli uomini ambigui.

IL CANE E IL CUOCO

Un cane balzò in una cucina e, mentre il cuoco era occupato, afferrò un cuore e fuggì. Quando il cuoco si volse, vedendolo scappare gli gridò: «Ehi, tu, sappi che ti terrò d’occhio, dovunque tu vada: perché non mi hai portato via un cuore, ma, al contrario, me ne hai dato uno».
La favola dimostra che spesso le disgrazie servono agli uomini da insegnamento.

LA CAGNA CHE PORTAVA UN PEZZO DI CARNE

Mentre attraversava un fiume con un pezzo di carne in bocca, una cagna scorse la propria immagine riflessa sull’acqua e, credendo di vedere un’altra cagna che portava un pezzo di carne più grosso, abbandonò il proprio per slanciarsi verso quel riflesso e impadronirsi del bottino dell’altra. Ma così perse entrambi i bocconi, uno perché non esisteva, e quindi non poté raggiungerlo, l’altro perché fu trascinato via dalla corrente.
La favola è adatta per gli uomini avidi.

IL CANE CHE PORTAVA UN CAMPANELLO

C’era una volta un cane che mordeva a tradimento. Un giorno il padrone gli appese al collo un campanello che lo segnalasse a tutti e il cane, facendo tintinnare il suo sonaglio, andò in piazza a farsi ammirare. «Per quale ragione ti pavoneggi?» gli disse però una vecchia cagna. «Non è certo per le tue virtù che porti quel campanello, ma piuttosto come segno della tua segreta perfidia».
Gli atteggiamenti vanitosi dei fanfaroni lasciano trapelare la loro malvagità nascosta.

IL CANE CHE INSEGUIVA UN LEONE E LA VOLPE

Un cane da caccia vide un leone e si mise a inseguirlo. Ma, appena la belva si volse ruggendo verso di lui, terrorizzato se la diede a gambe. «Testa matta» gli disse una volpe, che aveva assistito alla scena, «pretendevi di inseguire un leone, e non hai saputo sopportarne neppure il ruggito?»
Si potrebbe raccontare questa favola a proposito di quegli arroganti che si mettono a denigrare chi è ben più potente di loro, ma, se questi reagisce, si tirano subito indietro.






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