venerdì 30 giugno 2017

83 Dieci favole con protagonisti dei leoni (di Esopo)




LA LEONESSA E LA VOLPE

La volpe prendeva in giro la leonessa, perché mette sempre al mondo soltanto un cucciolo alla volta. E quella: «Uno solo, è vero, ma leone!».
Non in base al numero, ma in base al valore va misurata la qualità.

IL REGNO DEL LEONE

Una volta divenne re un leone che non era focoso, né crudele, né violento, ma mite e giusto come un uomo. Durante il suo regno fu convocata un’assemblea di tutti gli animali, perché reciprocamente fornissero e ricevessero la riparazione del male compiuto, il lupo con la pecora, la pantera con il camoscio, la tigre con il cervo, il cane con la lepre. «Ho molto sospirato di vedere questo giorno» disse la timida lepre, «il giorno in cui i deboli potessero far paura ai potenti».
Quando in uno stato regna la giustizia e tutti la amministrano con equità, anche le persone umili vivono tranquille.

IL LEONE INVECCHIATO E LA VOLPE

Un leone, che era diventato vecchio e non era più in grado di procurarsi il cibo con la forza, comprese di doverlo fare con l’astuzia. Entrò dunque in una grotta e vi si sdraiò, fingendo di essere ammalato: così, man mano che gli animali venivano a fargli visita, li catturava per mangiarseli. Quando il leone aveva già fatto molte vittime, una volpe, che aveva intuito il suo inganno, andò a trovarlo, ma si fermò a rispettosa distanza dalla caverna e di là gli domandò come si sentiva. «Male» rispose il leone, e le chiese per quale ragione non entrasse. «Sarei venuta dentro» disse la volpe «se non avessi visto le orme di molti che si dirigono verso l’interno, ma di nessuno che esce».
Così gli uomini saggi da vari indizi prevedono i pericoli e riescono a evitarli.

IL LEONE INNAMORATO E IL CONTADINO

Un leone si era innamorato della figlia di un contadino e andò a chiedere la sua mano. Il padre della ragazza, che da un lato non sopportava l’idea di concederla a una belva, ma dall’altro aveva paura di opporre un rifiuto, escogitò il seguente stratagemma. Viste le continue pressioni del leone, gli disse che come sposo lo giudicava all’altezza della figlia; tuttavia avrebbe potuto dargliela in moglie solo a condizione che si strappasse i denti e si tagliasse gli artigli, perché la fanciulla ne era atterrita. Per amore l’animale accettò volentieri di fare tutte e due le cose, ma, quando ritornò dal contadino, questi, che non aveva più paura di lui, lo cacciò via a bastonate.
La favola dimostra che quanti non hanno difficoltà a prestar fede agli altri, una volta che si sono spogliati delle loro prerogative, diventano facilmente vittime di coloro che prima li temevano.

IL LEONE E LA RANA

Un leone udì il gracidare di una rana e a quel suono si volse, credendo si trattasse di un animale di grossa taglia. Ma, quando dopo una breve attesa vide la rana venir fuori dallo stagno, le si avvicinò e la pestò dicendo: «Come! sei tanto piccola e gridi tanto forte?».
La favola è adatta per quei chiacchieroni capaci soltanto di cianciare.

IL LEONE E IL CINGHIALE

Durante la stagione estiva, quando il caldo accende la sete, un leone e un cinghiale andarono a bere a una piccola sorgente e si misero a litigare su chi dovesse accostarsi all’acqua per primo. Da qui nacque tra loro un duello mortale, finché d’un tratto i due si voltarono per riprendere fiato e si accorsero che alcuni avvoltoi stavano aspettando che uno di loro cadesse per divorarlo. Perciò posero fine alle ostilità, dicendo: «È meglio per noi diventare amici, piuttosto che essere il pasto di corvi e avvoltoi».
È bene dare un taglio alle perfide discordie e alle rivalità, che portano in ogni caso e epiloghi pericolosi.

IL LEONE E LA LEPRE

Un leone si imbatté in una lepre che dormiva e stava per sbranarla, quando vide un cervo passare nelle vicinanze. Lasciò perdere dunque la sua preda per darsi all’inseguimento del cervo, ma a quel rumore la lepre si svegliò e scappò via. Il leone corse dietro al cervo per un pezzo, finché, visto che non riusciva a catturarlo, ritornò dalla lepre e trovò che anche quella si era messa in salvo. «Ben mi sta» esclamò allora, «perché ho lasciato la preda che avevo a portata di mano e ho preferito la speranza di una vittima più grossa».
Così alcuni uomini, che non si accontentano di guadagni modesti, ma vanno dietro a chimere maggiori, non si rendono conto di perdere anche quello che hanno già tra le mani.

IL LEONE E L’ASINO CHE ANDAVANO A CACCIA INSIEME

Un leone e un asino, che avevano fatto società tra loro, uscirono a caccia e giunsero a una grotta in cui erano riunite delle capre selvatiche. Il leone si fermò all’imboccatura della caverna per sorvegliare il momento in cui venissero fuori, mentre l’asino entrò e si precipitò contro di loro, ragliando per spaventarle. Quando il leone ne ebbe catturato la maggior parte, il suo compagno uscì dalla grotta e gli chiese se si fosse fatto onore nel combattere e nel cacciare fuori le capre. E l’altro: «Ma credi pure che perfino io avrei avuto paura di te, se non avessi saputo che sei un asino».
Così quanti si vantano presso chi lo conosce si attirano giustamente il suo scherno.

IL LEONE, L’ASINO E LA VOLPE

Un leone, un asino e una volpe fecero società tra loro e uscirono a caccia. Dopo che ebbero messo insieme un buon bottino, il leone ordinò all’asino di procedere alla spartizione. Quello fece tre mucchi uguali, ma, quando chiese al leone di sceglierne uno, costui indignato gli saltò addosso e lo sbranò. Quindi intimò alla volpe di fare lei le parti. La volpe ammassò tutto in un unico mucchio, lasciando per sé soltanto pochi avanzi, e invitò l’altro a scegliere. «Chi ti ha insegnato a dividere così?» le chiese il leone. E quella: «La disgrazia dell’asino!».
La favola dimostra che le sventure altrui servono da insegnamento agli uomini.

IL LEONE E IL TORO

Un leone, che meditava la rovina di un toro enorme, decise di prendere il sopravvento su di lui con l’inganno. Perciò gli disse che aveva sacrificato una pecora e lo invitò al banchetto, con l’intento di ucciderlo mentre era disteso a tavola. Il toro si recò da lui e, vedendo molti bracieri e grossi spiedi, ma nemmeno l’ombra di una pecora, senza dire una parola fece per andarsene. Il leone lo rimproverò e gli chiese perché si allontanasse in silenzio, senza che gli fosse stato fatto niente di male. «Ho le mie buone ragioni per andar via» rispose l’altro. «Vedo infatti dei preparativi adatti non a una pecora, ma a un toro».
La favola dimostra che agli uomini saggi non sfuggono i tranelli dei malvagi.





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