venerdì 30 giugno 2017

79 Quattro favole con protagonista un cavallo (di Esopo)




IL CAVALLO VECCHIO

Un vecchio cavallo fu venduto per girare la macina. «Dopo tante gloriose corse» gemette quando fu attaccato al mulino «a che razza di giri mi sono ridotto!»
Non bisogna inorgoglirsi troppo della forza che deriva dalla giovinezza o dalla fama: per molti infatti la vecchiaia si consuma tra penose fatiche.

IL CAVALLO, IL BUE, IL CANE E L’UOMO

Quando plasmò l’uomo, Zeus gli assegnò una vita breve. Grazie alla propria intelligenza, al sopraggiungere dell’inverno l’uomo si costruì una casa dove vivere. Un giorno che il freddo si era fatto penetrante e pioveva, il cavallo, che non poteva più resistere, corse dall’uomo e lo pregò di dargli riparo. «Lo farò» rispose quello «solo a condizione che tu mi ceda una parte dei tuoi anni». E il cavallo acconsentì volentieri. Poco dopo giunse il bue, che a sua volta non riusciva a sopportare quel tempaccio, e l’uomo gli disse ugualmente: «Non ti accoglierò se non mi offrirai un certo numero dei tuoi anni». Anche il bue accettò e fu fatto entrare. Infine arrivò il cane, che moriva di freddo, e ottenne riparo dopo aver accordato all’uomo una parte della propria vita. Ed ecco che gli uomini, finché vivono nel tempo assegnato loro da Zeus, sono integri e buoni; quando passano agli anni del cavallo, sono vanitosi e orgogliosi; arrivati agli anni del bue, sono autorevoli; e quando, alla fine della vita, giungono al tempo del cane, sono irascibili e abbaiano.
Questa favola potrebbe essere indirizzata ai vecchi collerici e capricciosi.

IL CAVALLO E L’ASINO

Un uomo viaggiava con un cavallo e un asino che erano di sua proprietà. Strada facendo, l’asino disse al cavallo: «Prendi un po’ del mio carico, se non vuoi che io tiri le cuoia». Ma l’altro fece orecchie da mercante e l’asino, stramazzando a terra sfinito, morì. Allora il padrone trasferì sul cavallo l’intero carico e in più anche la pelle dell’asino. «Oh, me infelice!» esclamò l’animale tra le lacrime. «Guarda che cosa mi è toccato, povero me! Perché non ho voluto sobbarcarmi un piccolo peso, ecco che ora sono costretto a portare tutto, anche la pelle».
La favola dimostra che, se nella vita i grandi fanno fronte comune con i piccoli, gli uni e gli altri potranno salvarsi.

IL CAVALLO E IL SOLDATO

In tempo di guerra, un soldato rimpinzava d’orzo il suo cavallo, che gli era compagno in ogni pericolo. Ma, quando la guerra finì, lo destinò a infimi lavori e a portare carichi pesanti, nutrendolo solo di paglia. Allorché nuovamente si sentì parlare di guerra e si udì il suono delle trombe, il padrone mise le briglie al cavallo, si armò lui stesso e montò in arcione. Ma la povera bestia, che, priva di forze, cadeva a ogni passo, gli disse: «Vattene con i fanti! Tu infatti mi hai trasformato da cavallo in asino: come pensi di poter avere di nuovo da un asino un cavallo?».
Nei momenti di sicurezza e di pace non bisogna dimenticarsi della sventura.




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